A cura di Beatrice Sciullo
La bicicletta è l’immagine visibile del vento, ed è proprio il vento l’elemento naturale protagonista di questa giornata, a tratti potente e dinamico, a tratti leggero come una carezza.
Sarà loro alleato o loro nemico?
Il tempo imprevedibile delle montagne si è avvicinato, di soppiatto, e ha preso alla sprovvista paesani, organizzatori, giornalisti e soprattutto i ciclisti, che dopo il calore del sud, si ritrovano ad affrontare il freddo penetrante delle vette appenniniche.
I fotografi lottano contro le nuvole che oscurano la luce naturale del sole, i bambini sventolano il tricolore, la musica si fa strada tra la folla e chi aspetta impaziente l’arrivo dei protagonisti della giornata, saltellando a tempo delle note che scorrono nell’aria.
Mentre scorci di sole riscaldano i volti delle persone, le nubi ricoprono come un velo terso e delicato l’area piangente delle montagne, creando uno scenario suggestivo.
Le telecamere, rivolte verso il cielo, abbracciano con i loro obiettivi l’entusiasmo delle persone e la grandezza delle alture che, se potessero parlare, racconterebbero una grande storia.
Sono questi i monti che hanno visto le pagine della nostra evoluzione scriversi, con la battaglia tra gli Alleati e i Tedeschi, nell’ allora “terra di nessuno” e lungo la linea Gustav che spacca le nostre vette e rinchiude in sé, gelosa, le sue vite spezzate e le storie mai raccontate. Ora tocca ai ciclisti sormontare le difficoltà di queste salite e discese in sella alle loro biciclette che, con ogni cambio di marcia, si avvicinano sempre di più al traguardo, scrivendo pedalata dopo pedalata un pezzo di storia sportiva.
Castel di Sangro, cuore del Parco Nazionale d’Abruzzo, città dello sport e prima tappa percorsa in montagna lungo quelle che sono le figlie delle maestose alpi. Tante lingue si mescolano nel verde del paese, i volti si accendono con l’arrivo degli atleti, i giornalisti si accalcano dietro il palco per procacciarsi un’intervista e gli appassionati un bell’autografo. Nonostante il cielo plumbeo, i colori si fondono in modo armonico in una grande tavolozza dove risalta l’oro sgargiante del trofeo senza fine.
Osservare è una delle più belle arti, ti dona la capacità di cogliere ogni espressione del volto, ogni movimento, ogni tremolio di mano dovuto all’emozione, ti dona la capacità di vivere, oltre che in te, anche nelle passioni altrui.
Forse un ciclista tremava, forse un altro era ansioso di partire e magari un altro ancora era sicuro di sé e della sua forza, eppure, tutte queste emozioni devono riunirsi, all’unisono, e sparire per dare spazio alla corsa Rosa, che prende il via. I presentatori fanno esplodere i microfoni con le loro voci, i pedali si muovono a ritmo, uniti in un unico movimento.
È questo che fa lo sport, unisce.
Quello che fece Bartali, durante il Tour de France del 48’, è un esempio lampante dell’importanza dello sport e del ciclismo. La sua impresa riuscì a placare gli animi di una folla in tumulto di fronte all’attentato del segretario Palmiro Togliatti e la guerra civile venne evitata. l’Italia, unita in un solo respiro, in un attimo sospeso che lasciò dietro di sé ogni presagio di guerra. Ora, noi qui, su questa terra, solcata da un mare di vicende, vediamo prendere vita un altro capitolo della storia del ciclismo, congiunti nel panorama abruzzese.
A cura di Beatrice Sciullo, Liceo Scientifico Sportivo, Istituto Patini Liberatore De Panfilis