A cura di Arianna Zomer
Nel cuore del Trentino, in particolare lungo la Piana Rotaliana, tra ordinati filari di Teroldego e colline che profumano di storia e poesia spicca San Michele all’Adige: un piccolo borgo che racconta un’Italia fatta di natura, passione e sportività. Un luogo che nel 2025 ha avuto l’onore di ospitare, per la prima volta, una tappa del Giro d’Italia. Oggi, mercoledì 28 maggio, il Giro è partito proprio da qui, in direzione Bormio.
Questo piccolo borgo, che conta poco più di quattromila abitanti, si è subito messo all’opera per trasmettere, anche agli spettatori, tutta la magnificenza di questo evento. Fra striscioni dipinti di rosa e aiuole decorate a tema, l’aria a San Michele si è fatta più soave. Il cielo sembra essersi tinto di rosa, così come l’anima dei paesani, che hanno atteso con voga l’ora della partenza.
Per la prima volta San Michele viene messo al centro dell’attenzione diventando, a tutti gli effetti, un palcoscenico internazionale: il colore delle maglie, le grida di gioia degli abitanti, la felicità collettiva hanno dimostrato quanto il ciclismo sia radicato nell’anima di questo luogo. Bisogna però ammettere che il Trentino non è una regione così estranea al ciclismo e alle gare che lo costituiscono. Grandi campioni hanno cominciato le loro avventure proprio qui, fra queste valli: basti pensare a Francesco Moser, cresciuto fra i vigneti terrazzati della Val di Cembra, titolare di ben 273 vittorie. Assieme a lui possiamo ricordare Gilberto Simoni, vincitore del Giro d’Italia del 2001 e del 2003 e per ultimo, ma non per importanza, Maurizio Fondriest, che a soli ventitré anni riuscì a raggiungere la vetta più alta di tutte, diventando Campione del Mondo a Ronse, in Belgio.
Ma San Michele non ospita solamente una magnifica comunità, unita e solare. Bensì è anche sede dell’Istituto Agrario di San Michele all’Adige, fondato ben centocinquanta anni fa, che ha come eccellenza la ricerca e la formazione legata alla terra e a tutto ciò che la riguarda. Un’istituzione che, esattamente come il ciclismo, ci insegna che i frutti migliori nascono solamente dal duro lavoro, dalla pazienza e dalla costanza.
Il Giro d’Italia è la prova finale, la meta da raggiungere. Dopo mesi di preparazione atletica, di sacrifici e di pazienza finalmente si corre e si è pronti a dare il massimo.
La tappa di montagna di oggi si rivela alquanto ardua a causa delle due lunghe ed importanti salite nella parte centrale del percorso: da San Michele all’Adige i ciclisti arriveranno fino a Bormio, risalendo inizialmente la Val di Non fino a Cles per poi affrontare la Val di Sole e il Passo del Tonale con una pendenza media del 6%. Dovranno poi dare il massimo lungo la discesa di Ponte di Legno, per poi tornare in salita, lungo il Passo del Mortirolo.
Ho avuto la possibilità di partecipare al progetto “Reporter per un giorno”, promosso da RCS Sport, che mi ha permesso di osservare il Giro non solo da una prospettiva esterna, ma anche da dietro le quinte. Ho potuto quindi carpire le emozioni dei paesani e, soprattutto, quelle dei ciclisti; i quali si sono mostrati molto emozionati e tesi, ma comunque pronti a lottare per raggiungere Bormio. Bormio, che non è solo una tappa, ma anche una meta che li porterà, nei giorni a venire, sempre più vicini alla fine del Giro e, di conseguenza, alla vittoria di uno di loro.
A cura di Arianna Zomer, Istituto agrario di San Michele all’Adige