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Reporter per un giorno

Il Progetto REPORTER PER UN GIORNO, promosso da ANCI e curato da RCS Sport, si rivolge agli studenti delle Scuole secondarie di secondo grado delle Città di tappa toccate dal Giro d’Italia 2025.

Un’iniziativa che unisce scrittura e passione sportiva: Reporter per un Giorno attraverso video-lezioni, materiali didattici e testimonianze di operatori del settore – dà la possibilità alle ragazze e ai ragazzi di riflettere sull’importanza di uno storytelling efficace, consentendo anche di mettersi in gioco per vivere sul campo un’esperienza unica durante un evento sportivo emozionante come il Giro d’Italia.

Il Progetto prevede infatti l’individuazione di studenti meritevoli, tra quelli appartenenti alle Scuole del territorio interessato dal Giro che, all’esito del percorso formativo, verranno accolti alla partenza oppure all’arrivo delle 18 tappe italiane dell’Edizione 2025 da un professionista di RCS Sport che li guiderà nell’apprendimento dei “trucchi del mestiere”.

Al termine della giornata i giovani Reporter si dovranno cimentare nella scrittura di un articolo che racconti “le emozioni” della giornata vissuta alla Corsa Rosa.

ANCI supporta i territori coinvolti dalla Corsa Rosa, con numerose iniziative, tra cui anche Reporter per un Giorno, la partecipazione di un Team ANCI al Giro-E e i Workshop in alcune tappe di partenza dello stesso, realizzate nell’ambito del più ampio programma di intervento finanziato dal riparto del Fondo per le politiche giovanili destinato ai Comuni.

 

Clicca sulle tappe per leggere gli articoli dei giovani Reporter per un Giorno!

A cura di Vittoria De Nuzzo

Biella oggi sembrava un’altra città. Davvero un’altra. Non quella solita, un po’ chiusa e silenziosa che conosciamo nei giorni normali, ma una città viva, piena di energia, di voci, di colori.

Quando sono arrivata in centro, con il mio pass da “reporter per un giorno” e un’emozione enorme nello zaino, ho capito subito che non era un momento qualsiasi. Le vie si riempivano di passi e risate, i negozi avevano vetrine decorate di rosa, le bandiere sventolavano dai balconi, dove c’erano famiglie affacciate ad aspettare il passaggio.

C’erano bambini che correvano ovunque, adulti incuriositi, ciclisti appassionati con la bici al fianco e lo sguardo attento. Una vera festa dello sport… ma anche della comunità.

In mezzo a tutta questa gioia, non poteva che tornarmi in mente la storia che lega Biella al ciclismo. Anche se non ero ancora nata, tutti qui ricordano il 1999, quando Marco Pantani, il Pirata, affrontò la salita verso il Santuario di Oropa. Una tappa leggendaria: mentre era in fuga, la catena della sua bici cadde. Invece di arrendersi, Pantani si fermò, la rimise su da solo e ripartì. Quella rimonta, in una delle salite più simboliche del Giro, è rimasta nel cuore di tutti. Oropa, con il suo santuario secolare immerso nelle montagne, è diventata storia.

Ma dietro a tutta questa festa c’è un lavoro enorme. Ore e ore di preparativi, di coordinamento, di impegno da parte di centinaia di persone. Volontari per montare le strutture e operatori che lavorano silenziosamente per far sì che tutto funzioni alla perfezione.

Un esercito invisibile che muove ogni ingranaggio di questa grande macchina, con passione e orgoglio per far brillare Biella nel miglior modo possibile. L’ho vissuto in prima persona, sentendo quel respiro collettivo che rende ogni evento una vittoria di squadra.

E poi è successo qualcosa che non mi sarei mai aspettata: mi hanno chiamata sul palco.

Io, una studentessa, davanti a quella grande folla. È stato un momento breve, ma intenso. Ho sentito l’orgoglio, il calore, l’appartenenza. È in quegli istanti che capisci di far parte di qualcosa di più grande.

Come era avvenuto, poche settimane prima, anche in occasione dell’Adunata nazionale degli Alpini. Due eventi giganteschi in così poco tempo. Sembra quasi che questa città, da troppo tempo addormentata, abbia finalmente aperto gli occhi, sprigionando tutta la voglia di tornare a vivere davvero.

Infine, il momento più atteso: sono arrivati loro, i ciclisti. Sul palco sono saliti uno a uno, tra applausi, foto, selfie e interviste. Alcuni sembravano concentrati, altri più rilassati, ma tutti con il sorriso di chi sa che da lì a poco inizierà una nuova sfida. Il pubblico ascoltava, applaudiva, si emozionava. Guardandoli ho capito davvero cosa rende il ciclismo diverso da ogni altro sport: è popolare, vicino, umano. È strada, paesaggio, anima. È la gente che applaude anche l’ultimo, e non solo chi vince.

In mezzo alla folla ho visto anche persone arrivate da lontano: Sud America, Olanda, Giappone. Alcuni con le bandiere sulle spalle, altri con le lacrime agli occhi.

Tutti accomunati dalla stessa passione. E qui, tra le nostre montagne, sembravano a casa.

Come diciamo noi, in piemontese: “An Giro a fa fradel tuti: da Bièla a Buenos Aires.” (Il Giro rende fratelli tutti: da Biella a Buenos Aires.)

Oggi Biella ha corso, ha sognato, ha brillato.

E io, che l’ho sempre vista ferma, oggi l’ho vista volare.

 

A cura di Vittoria De Nuzzo, Istituto Eugenio Bona di Biella

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