A cura di Lucia Tirone
Stamattina a Potenza l’aria è diversa: l’aroma pungente dei caffè preparati nei bar si mescola alle vibrazioni che invadono l’aria di una giornata non troppo soleggiata. Non sono solo le vibrazioni della musica che sostituisce l’usuale rumore del traffico: è il suono di migliaia di cuori che battono all’unisono spezzando la monotonia di un normale giorno feriale, componendo una bellissima e dolce melodia che inonda le strade in trepida attesa per l’arrivo della Corsa Rosa. Oggi il grigio cupo dei palazzi è mitigato dal rosa dei palloncini e dei cartelloni di una città vestita a festa per la partenza della sesta tappa del Giro d’Italia.
Tutto questo è l’entusiasmo non solo di Potenza, ma dell’intera regione di cui questa città, piccola e sconosciuta ai più, è capoluogo: la Basilicata, una terra bellissima, ma non troppo abituata a vedersi puntata addosso i riflettori. Per questo, ogni qualvolta la Corsa Rosa percorre le strade della Basilicata, non è soltanto un evento sportivo. È il riscatto di un’intera regione dall’anonimato a cui spesso è costretta o a cui si costringe, poiché come scriveva il poeta montemurrese Leonardo Sinisgalli “il lucano, più di ogni altro popolo, vive bene nell’ombra”.
Oggi a Potenza è nuvoloso, eppure c’è tantissima luce: proviene dagli occhi dei ragazzi accalcati alle transenne nella speranza di ricevere l’autografo del loro idolo, dalle parole speranzose dei ciclisti intervistati delle emittenti televisive provenienti da ogni parte del mondo. Questo dato che “‘gne lu gir” i potentini hanno abbandonato vicoli tortuosi e ventilati di “sopra Potenza” per riversarsi nella zona di recente costruzione della città.
Il tifo del pubblico accalcato a Viale Verrastro è soprattutto per il conterraneo Alessandro Verre, che agli occhi dei lucani appare l’erede della “tigre della Lucania”, come fu definito durante la Corsa Rosa del 2022 il policorese Domenico Pozzovivo, ciclista italiano con più partecipazioni al Giro. Verre ha espresso il forte legame che lo lega alla sua terra, in particolare al suo paese d’origine, Marsiconuovo, dove tuttora vive. Dopo la presentazione delle squadre e il Foglio Firma, i corridori si preparano a iniziare un lungo percorso che li porterà ad attraversare le salite caratteristiche della “città delle cento scale” e i boschi che circondano i pittoreschi borghi di Ruoti, Muro Lucano, Castelgrande e Pescopagano, arroccati come sentinelle sulle pendici rocciose delle colline, per poi giungere a Conza della Campania, porta d’accesso all’Irpinia. Conclusasi la partenza dei ciclisti, il Giro d’Italia abbandona la città di Potenza.
È sera, il sole sta per tramontare: i tetti della città si apprestano a osservare l’ennesimo di tanti tramonti caldi consumarsi lentamente e la notte, nel frattempo, sopraggiungere frettolosa con la sua pallida dea, la luna. Domani sarà bel tempo, ne sono certa, perché il calore che oggi ha animato Potenza tingerà il cielo di rosso. Anzi, di rosa.
A cura di Lucia Tirone, Liceo Classico Quinto Orazio Flacco di Potenza