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Reporter per un giorno – Tappa 11

17/05/2023

Reporter per un giorno è l’iniziativa dedicata ai giovani e alle loro passioni sportive che unisce scrittura e fotografia in una sola giornata, per vivere un’esperienza unica grazie al Giro d’Italia.

Il progetto è rivolto agli studenti delle scuole secondarie di secondo grado di tutte le località toccate dalla manifestazione e prevede per le città di tappa in arrivo che i partecipanti siano invitati a scrivere il proprio personale articolo dedicato alla tappa e alla giornata al Giro d’Italia.

Ecco gli articoli:

Tortona, tappa gastronomica e storica

Da settimane nella vivace cittadina tortonese si attende la tanto bramata e desiderata undicesima tappa del Giro d’Italia. A scuola, negli uffici di lavoro, nelle case, sotto i portici delle strade del centro e nella piazza del Duomo, si parla e si discute di come potrà essere la giornata del 17 Maggio 2023. Dopo 6 anni il Giro d’Italia torna finalmente nella patria dei dolci “Baci di Dama”, del formaggio “Montebore” con la sua tipica forma a torta nuziale, dei tipici “Anlot” (agnolotti ripieni di stufato di manzo), del vino “Timorasso” e della “Fragolina” di Tortona.

Le terre dell’antica Derthona (nome latino della nostra Tortona) offrono a chi le visita abbondanti cornucopie di prodotti enogastronomici locali e paesaggi ricchi di storia e di cultura del ciclismo. Infatti, Tortona è famosa per essere la città in cui è vissuto quello che da è molti considerato il più grande ciclista di tutti i tempi, Fausto Coppi. Il campione, originario di Castellania, comune dell’alessandrino, ebbe una vita dedita al ciclismo, dopo che si fu salvato dalla prigionia della seconda guerra mondiale.

Lo sport della corsa in bicicletta al tempo accomunava molto la classe operaia e contadina, poiché ritrovavano nel ciclismo gli stessi principi di fatica fisica e sacrifici che sperimentavano loro tutti i giorni. La città di Tortona, inoltre, ospita nella sua storia un antico passato da fortezza romana, conservando moltissimi resti archeologici e avendo come simbolo la torre del castello, precedentemente appartenente a un intero complesso.

Gli ultimi giorni per i ciclisti del Giro d’Italia non sono stati facili: hanno dovuto affrontare piogge incessanti su tutta Italia, in un Maggio che al contrario avrebbe dovuto profumare di sole e primavera, con la fioritura dei ciliegi e la raccolta delle fragole. In aggiunta, tra gli atleti si è diffuso un piccolo focolaio di Covid-19, lasciando a riposo molti sportivi. Ma, nonostante questi spiacevoli inconvenienti, i ciclisti non si sono fatti sopraffare e hanno intrapreso la tappa più lunga di tutto il percorso, misurata 219 km e passante per tre regioni italiane. La partenza è stata da Camaiore, in Toscana, per poi passare in Liguria e giungere in Piemonte, con arrivo a Tortona, attraversando i paesaggi naturalistici della nostra splendida Italia.

L’asfalto è impregnato di pioggia e l’aria che si respira è satura di acqua. I cittadini tortonesi si accalcano già dal primo pomeriggio per tenersi i posti migliori affinché abbiano la migliore visuale sulla gara in arrivo. Arrivano papà, mamme, bambini, ragazzi e nonni con magliette, cappellini e bandierine rosa, per richiamare il colore del Giro. Le orecchie dei tifosi sentono clacson e trombette scoppiettanti. Nonostante la bassa temperatura, le mani sudano non trovando una propria collocazione nello spazio.

Gli occhi sono fissi sulle strade colorate di rosa e ogni cuore non fa altro che sprigionare la fervida eccitazione con centinaia di battiti al minuto. L’odore umido di pioggia pervade le narici delle persone. Con la bocca asciutta per la frenesia, finalmente gli occhi dei tifosi intravedono una macchia arcobaleno che si avvicina. Sono le maglie dei ciclisti che vanno dal più vivido rosso, al più freddo azzurro. Impiegando gli ultimi sforzi, gli atleti danno lo sprint finale per tagliare il traguardo. Le biciclette frenano dopo l’obiettivo, lasciando emergere in prima linea il vincitore, Pascal Ackermann.

Elena Tanzi – Liceo Classico Peano di Tortona

La via dei campionissimi

L’undicesima tappa, che fa da giro di boa del Giro d’Italia, ha visto i nostri atleti partire da Camaiore, dove hanno affiancato le coste del Mare Tirreno, attraverso un percorso che molte popolazioni hanno affrontato prima di loro per arrivare alle porte della Pianura Padana.

In principio, i romani oltrepassarono queste montagne dove gli Appennini liguri cedono il passo alle colline e fecero sorgere la città di Derthona, importante base militare ed emporio commerciale durante il III secolo a.C., attraversata da due delle vie di comunicazioni più lunghe e importanti – la Postumia e l’Emilia – che si diramano fino a toccare le coste dell’Adriatico.

I concorrenti attraversano quella che una volta era terra di passaggio per pellegrini e per la Via del Sale, che partiva dal Porto di Genova, attraversava le montagne fino ad arrivare a Tortona.

Il percorso è caratterizzato da continue svolte e la tensione continua a salire, arrivando al culmine in contemporanea del Passo della Castagnola, dove le innumerevoli insidie causano enormi perdite che decimano il numero dei partecipanti di questo Giro d’Italia.

Le squadre si trovano completamente stremate, ma finalmente libere dall’ultimo Gran Premio della Montagna, si da il via libera alla volata finale, con protagonisti i velocisti che si giocheranno il tutto per tutto negli ultimi chilometri prima del traguardo, alle porte di una terra che ha visto nascere grandi campioni. Anzi, Campionissimi.

Non vi sarà infatti di certo nuovo il nome di Fausto Coppi, che durante l’età d’oro del ciclismo conquistò per cinque la vetta nel Giro d’Italia. Coppi nacque a Castellania, un piccolo paesino in cima alla valle Ossona, che nel corso del tempo è diventato un museo a cielo aperto dove vive la memoria del ciclista. Il paese è affiancato da Carezzano, un borgo medioevale, sede dell’antico arcivescovado, un piccolissimo stato indipendente – come la Repubblica di San Marino. Sono le terre non solo di Coppi, ma anche di Costante Girardengo, originario di Novi Ligure dove sorge il Museo dei Campionissimi, in cui molteplici cimeli sono esposti per raccontare la storia di questi campioni che hanno fatto sognare gli italiani durante i Giri d’Italia.

Ora vegliano sui nuovi campioni, i giovani che intraprendono questa tappa completamente avvolti dalle colline tortonesi, dove la storia la fa da padrone e il gruppo molto lentamente in fila indiana riesce a riattaccarsi al gruppo di testa, attraversando i vari comuni che preannunciano l’arrivo a Tortona dove si rimane meravigliati dall’imponente statua della Madonna della Guardia placcata d’oro e i ruderi della Torre del Castello che si staglia sul Colle Vittorio, distrutto nel medioevo dal Barbarossa nella sua discesa in Italia.

Arrivando a Tortona, i velocisti entrano nella città a velocità altissime inseguiti dal gruppo che, come un fluido, si modella sulla strada che si restringe a mano a mano che si arriva al traguardo. Gli ultimi metri ricompattano completamente il gruppo e negli ultimi secondi, lanciata la volata finale, la spunta Pascal Ackermann, che fino all’ultimo ha lottato avvolto dal popolo di Tortona che attendeva con ansia e gioia l’arrivo dei ciclisti, transitati di qua l’ultima volta nel 2017, quando vinse il colombiano Gaviria.

Marco Canegallo, Istituto Tecnico Industriale Statale Guglielmo Marconi di Tortona

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