Gambe pesanti, squadre decimate, obiettivi sfumati o lontani: la terza settimana di un Grande Giro è una corsa a sé stante.
Le prime due settimane del Giro d’Italia 2021 ci hanno già detto tanto, ma non tutto, e per dare i verdetti, si sa, è meglio aspettare la fine della cronometro conclusiva di Milano. Di ribaltamenti negli ultimi giorni di gara ne abbiamo visti molti nelle ultime edizioni: Vincenzo Nibali nel 2016 aveva 4’43” da recuperare alla 19esima tappa, Chris Froome 3’22” alla 19esima frazione del 2018 e Tao Geoghegan Hart 2’59” alla 18esima tappa dell’anno scorso. Insomma, basta e avanza per dire che il Giro non è finito!
Il giorno di riposo è caduto nel momento perfetto, dopo la doccia ghiacciata sul Passo Giau, ma non è così scontato che 24 ore di riposo possano bastare per essere vispi e pimpanti in vista della difficilissima tappa di mercoledì. Da Canazei a Sega di Ala, 193 km con due salite toste negli ultimi 60 km. Prima il Passo di San Valentino (1° cat., 14,8 km al 7,8%) e poi, soprattutto, la prima volta della salita di Sega di Ala (1° cat., 11,2 km al 9,8%), una scalata spaccagambe che lascerà tregua ai corridori solamente nell’ultimo chilometro e mezzo. Si prevedono distacchi importanti, soprattutto se si decidesse di affrontare forte anche la salita precedente di San Valentino.
Il giorno seguente i velocisti potrebbero avere la loro ultima chance nella Rovereto-Stradella, con 231 km da percorrere che ne fanno la frazione più lunga di questo Giro e sicuramente non una scampagnata in vista delle ultime, decisive, fatiche della corsa. La tappa è di difficile interpretazione, perché per più di 200 km è completamente piatta, poi negli ultimi 35 ci sono quattro brevi strappi, molto pedalabili, a Monti Beccaria, a Castana, a Cicognola e Canneto Pavese, che posti in quel punto rendono il finale molto incerto. Le squadre dei velocisti rimasti, per questo motivo, potrebbero decidere di non prendersi la responsabilità di un inseguimento di 200 km. In una frazione che assomiglia molto ad una Milano-Sanremo, quindi, occhio anche ai fuggitivi della prima ora.