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Saronni, quella giovane stella che incantò il Giro d’Italia

11/10/2023

9 maggio 1978. La seconda tappa del Giro d’Italia è in pieno svolgimento, si va da Novi Ligure a La Spezia per 195 km, ma le attenzioni di tutti sono da un’altra parte. A Roma è stato ritrovato il corpo senza vita del Presidente della Democrazia Cristiana, Aldo Moro, ucciso dalle Brigate Rosse. I corridori non lo sanno e si danno battaglia come di consueto. Alla fine è volata e come una saetta sbuca un 20enne del quale si dice farà grandi cose, Giuseppe Saronni.

La gioia del suo primo successo al Giro, però, è malamente stroncata dalla brutale attualità: non si festeggia, niente podio, niente fiori e niente bacio delle Miss.“Toglie il morale correre in unItalia così” è l’unica cosa che dirà il ventenne Saronni, già molto maturo per la sua età.

La doverosa esaltazione per il ragazzo di Parabiago, però, non tarderà ad arrivare, perché in quell’edizione della Corsa Rosa l’astro nascente del ciclismo italiano vincerà anche a Benevento e Ravello, portandosi alla fine a casa un 5° posto in classifica generale, a 8’19” dal vincitore Johan De Muynck.

A 21 anni Saronni aveva già più di 25 vittorie da professionista e 189 in pista. Un talento assoluto, perché in pochi, anzi in pochissimi, hanno saputo dominare le volate di gruppo con accelerazioni brucianti, resistere sulle grandi montagne, imporsi nelle classiche Monumento, Milano-Sanremo e Giro di Lombardia, e diventare campioni del mondo, con la celebre stoccata di Goodwood. Ma tra i tanti capolavori confezionati in carriera, il primo è stato proprio alla Corsa Rosa, nel 1979, in quella edizione che, di fatto, ha aperto i conti dell’appassionante rivalità con Francesco Moser.

Il trentino, reduce dalla vittoria alla Parigi-Roubaix, era il grande favorito e i primi 7 giorni in Maglia Rosa erano lì a dimostrare quanto fosse forte. Poi la svolta, il colpo del giovane milanese, nella cronometro di San Marino di 28 km. Beppe stronca Moser di ritmo, lo lascia a 1’24” e vola in Maglia Rosa. La porterà sino al trionfo finale di Milano, che suggella con tre tappe, tra cui la cronometro conclusiva da Cesano Maderno all’Arena, in mezzo a decine di migliaia di suoi tifosi festanti. Solo Fausto Coppi nel 1940 e Luigi Marchisio nel 1930 vinsero il Giro da più giovani di lui. “Non avete idea di quale poteva essere la gioia di un ragazzo di 21 anni che tornava a casa con quella maglia” ha detto recentemente Saronni.

La sua storia con la Corsa Rosa, tuttavia, era solo all’inizio, visto che in 13 partecipazioni complessive vincerà 24 tappe, centrando la Top 10 finale 7 volte e il podio 4. Oltre alla vittoria del 1979, Saronni si impose anche al Giro d’Italia 1983. Con Moser costretto al ritiro, Saronni andò in Maglia Rosa già dopo la settima tappa e dovette difendersi dagli attacchi di Roberto Visentini.

Nonostante un fastidioso raffreddore e un accenno di bronchite – oltre al famigerato tentativo di intossicazione ai suoi danni alla vigilia dell’ultima tappa, quando un industriale lombardo offrì due milioni di lire a due camerieri di un hotel di Gorizia perché mettessero del lassativo nella cena preparata per il corridore (i due avvisarono la polizia, che bloccò il tentativo) – Saronni riuscì ad arrivare a Udine a braccia alzate, iscrivendo una volta di più il suo nome nella leggenda.

Al Festival dello Sport di Trento entrerà nella Hall of Fame del Giro d’Italia, ricevendo quello che è il simbolo della Corsa Rosa di oggi, il Trofeo Senza Fine, riservato ai vincitori dal 1999. In mezzo ai suoi innumerevoli trofei, Beppe potrà inserire anche questo, che gli ricorderà per sempre quello che ha fatto e cosa ha rappresentato per il ciclismo.

Clicca qui per scoprire di più su Giuseppe Saronni e la Hall of Fame del Giro d’Italia.

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