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Peter Sagan, stampa d’autore

17/05/2021

L’11 aprile del 1472 a Foligno, arrivo di tappa di oggi, fu stampata la prima edizione della Divina Commedia.

La Commedia circolava già prima naturalmente, fin da quando Dante la terminò nel 1321 durante l’esilio.

Ma fino a quel momento si trattava di manoscritti, suscettibili di errori di trascrizione e delle bizze degli amanuensi – oltre che costosissimi e dunque poco fruibili per la maggioranza del pubblico.

L’edizione di Foligno, detta anche editio princeps, raddrizzò tutte queste storture e ci regalò per la prima volta una Divina Commedia chiara, pulita, (abbastanza) definitiva e (abbastanza) economica.

 

Prima di arrivare a Foligno però, oggi c’era da partire da L’Aquila e percorrere 139 km con un Gpm di 4^ cat che terminava a 39 km dal traguardo.

La fuga riesce ad uscire dopo appena un km, gli attaccanti sono cinque ed è tutta gente già nota nell’ambiente: Simon Pellaud (Androni-Sidermec), Umberto Marengo (Bardiani-CSF-Faizanè), Samuele Rivi (EOLO-Kometa), Taco Van der Hoorn (Intermarché-Wanty-Gobert), Kobe Gossens (Lotto Soudal).

Da citare due nomi soprattutto: Van der Hoorn, che ha vinto solitario la tappa di Canale, e Pellaud che in questo Giro ha già percorso al vento 408 km.

Ma fin da subito si capisce quanto siano fievoli le possibilità dei cinque di conquistarsi un posto in paradiso.

Il gruppo lascia 2’, 2’30’’ al massimo, e in testa al plotone si alternano regolari Alpecin-Fenix, Qhubeka Assos, Cofidis, Jumbo-Visma e UAE, le squadre dei velocisti puri.

La tappa sembra scivolare calma e regolare verso un classico finale in volata, con la fuga ripresa negli ultimi km prima della bagarre per prendere in testa lo sprint.

Qualcosa però cambia quando mancano 53 km da Foligno.

Davanti al gruppo appare come per magia tutta la Bora-Hansgrohe.

Ci si domanda se la squadra di Sagan sia lì per controllare la fuga o, più probabile, per fare un ritmo alto sulla salita successiva e cercare di mettere in croce gli altri velocisti.

Ci si risponde pochissimo dopo, su uno strappetto ancora prima di iniziare il Gpm di Valico della Somma: il gruppo è in fila indiana, il vantaggio dei cinque in testa crolla a 25’’, e Groenewegen è la prima ruota veloce a finire in purgatorio.

La seconda è Tim Merlier, la Maglia Ciclamino, che cede a 42 km dall’arrivo.

La terza è Dekker, la seconda punta della Jumbo-Visma che segue il destino del compagno Groenewegen.

Lungo la salita la Bora-Hansgrohe non molla, anzi accelera.

I fuggitivi vengono ripresi dal primo all’ultimo.

Nizzolo e Viviani soffrono in coda al gruppo, Gaviria all’inizio tiene poi perde posizioni anche lui.

Tutti gli uomini di classifica pedalano davanti, che non si sa mai.

A 1000 metri dal Gpm Nizzolo deve lasciare la scia salvifica del gruppo, perde contatto e finisce tra i dannati.

Oggi avrebbe potuto finalmente stampare il suo nome a caratteri stabili nella storia del Giro vincendo la tappa, invece continua il sortilegio, come un manoscritto che non trova un editore.

Quando la salita finisce, a 38 km dall’arrivo, per molti deve sembrare siano finite la penitenze, ma è solo un’illusione perché la squadra di Sagan continua l’azione indiavolata pure in discesa, spalleggiata anche dalla Israel che lavora per Cimolai, uno dei pochi reduci tra i velocisti.

Ai - 20 km è il turno della Deceuninck-Quick Step di seminare il panico.

Dapprima sembra vogliano aprire un ventaglio, poi si capisce che l’obiettivo è il Traguardo Volante di Campello sul Clitunno, e i relativi 3 secondi di abbuono in classifica.

Cavagna attacca con alla ruota il capitano Evenepoel, subito la Ineos risponde con gli speculari Ganna e Bernal.

La coppia Ganna-Bernal allunga, Evenepoel si fa sorprendere un attimo ma poi si ricorda di essere anche lui un fenomeno a crono, rimonta il campione del mondo, lo supera e si lancia in volata.

Bernal si guarda attorno come alla ricerca di un intervento divino, che si presenta prontamente nelle fattezze del compagno Narváez che affianca Evenepoel e lo beffa appena prima dello striscione del Traguardo Volante.

Risultato di questi 2 km corsi come se sul Giro fosse arrivato il Giudizio Universale: un secondo, uno, guadagnato da Evenepoel a Bernal in classifica generale.

E tanto, tanto spettacolo.

Poi torna una specie di normalità, con le squadre dei velocisti superstiti che si alternano davanti al gruppo.

Ai – 5 km in testa c’è ancora la Bora-Hansgrohe con cinque uomini, e bisogna sottolineare come la squadra del tre volte Campione del Mondo si stia spremendo da almeno 50 km in tutte le tre cantiche del ciclismo: salita, discesa e pianura.

Il finale è tortuoso con diverse curve strette nel finale, le ruote veloci sono tutte nelle prime venti posizioni.

Alla fiamma rossa dell’ultimo km Sagan è alla ruota di Oss che lo scorta come un Virgilio, se solo Virgilio avesse saputo pedalare a 60 all’ora.

La volata la lancia un compagno di Viviani ma Viviani è intruppato nelle retrovie, allora parte Molano per Gaviria dimenticandosi però Gaviria per strada e portandosi dietro invece Sagan, che non aspettava altro.

Lo slovacco lo usa come trampolino e parte, nell’ultima curva scarica a terra tutta la voglia e la responsabilità del lavoro fatto per lui oggi dai compagni e così vince, rabbioso e felice.

Dietro di lui Gaviria e Cimolai si prendono 2^ e 3^ posizione.

Per Sagan è la seconda vittoria al Giro dopo quella di Tortoreto dell’anno scorso; anche lì, peraltro, era la 10^ tappa.

 

Oggi si arrivava a Foligno, dove nel 1472 fu stampata la prima edizione della Divina Commedia.

Lo slovacco il suo nome l’ha già scritto a caratteri indelebili nella storia del ciclismo.

Questo pomeriggio però oltre a vincere ha indossato la Maglia Ciclamino, il suo vero obiettivo in questo Giro d’Italia.

Nella speranza che non sia più una parentesi incerta come un manoscritto, ma una pagina chiara, pulita e definitiva da indossare fino a Milano.

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