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Tappa 6 – Il Giro è tornato a Eboli

08/10/2020

La tappa di oggi inizia in Calabria ma si svolge quasi interamente in Basilicata, l’antica Lucania.

Percorso mosso nella prima parte, meno nella seconda, arrivo in leggera salita. In ogni caso questione per velocisti, parrebbe.

Ufficialmente il nome “Lucania” è stato soppiantato da “Basilicata” già al tempo dei Normanni; eppure chi abita qui continua a chiamarsi e, soprattutto, a sentirsi “lucano”.

Questione di terra e sangue che sopravvivono sotto la pelle nonostante i secoli e le carte geografiche, come i fiumi che da queste parti a sembrano scomparire, ma chi li conosce sa sempre dove scavare per trovarci l’acqua.

Di Lucania parla sempre anche Carlo Levi nel suo bellissimo “Cristo si è fermato a Eboli”, dove racconta la vita agra dei contadini di Aliano, Grassano, Accettura, Sant’Arcangelo, di tutto quel mondo in cui, quando Levi scriveva, la civiltà non era ancora arrivata:

“Noi non siamo cristiani – essi dicono, – Cristo si è fermato a Eboli -. Cristiano vuole dire, nel loro linguaggio, uomo. Noi non siamo cristiani, non siamo uomini, non siamo considerati come uomini, ma bestie, bestie da soma, e ancor meno che le bestie. 

(…) Cristo si è davvero fermato a Eboli, dove la strada e il treno abbandonano la costa di Salerno e il mare, e si addentrano nelle desolate terre di Lucania.”

Dagli anni ‘40 la Lucania ha fatto molta strada.

I sassi di Matera da vergogna nazionale – come li definì Togliatti nel ‘48 – sono diventati Patrimonio Unesco e Capitale Europea della Cultura nel 2019, e ogni anno turisti italiani e stranieri affollano le coste di Maratea e del Metaponto, le Dolomiti Lucane e i piccoli borghi dell’entroterra.

Anche il Giro è già stato qui, l’ultima volta con l’arrivo a Matera del 2013.

Inizialmente questa tappa non era in programma. Ma quando si è dovuto ripensare il nuovo percorso del Giro, a chi di dovere dev’essere venuta in mente subito la Lucania.

Un nome antico per un luogo nuovo, da cui imparare a rinascere.

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