Nel 1979 il ciclismo mondiale stava cominciando a conoscere una delle rivalità che avrebbe segnato le stagioni successive e non solo, quella tra Francesco Moser e Giuseppe Saronni. Al Giro d’Italia di quell’anno, celebre per i suoi 136 km a cronometro spalmati su 5 tappe (sulle 19 totali), i due si sfidarono senza esclusione di colpi, con Moser che tenne la Maglia Rosa per le prime sette tappe, e Saronni nelle successive 12 fino al trionfo di Milano.
Come prevedibile le prove contro il tempo furono decisive: Moser vinse il prologo inaugurale di Firenze e poi quella di Napoli, mentre Saronni si impose a San Marino e Milano. La città partenopea ospitò una cronometro per la prima e finora unica volta nella storia del Giro, la Caserta-Napoli di 31 km, con arrivo in Piazza del Plebiscito.
Ad imporsi fu proprio la Maglia Rosa, Francesco Moser, che in maglia Sanson riuscì a battere il norvegese Knut Knudsen (Bianchi) e il rivale Giuseppe Saronni (Scic), andando così a rinforzare il simbolo del primato conquistato dopo la prima tappa. “Ho ancora vivo il ricordo della folla di quel giorno, le strade straripanti, un entusiasmo popolare che c’è solo a Napoli – ha ricordato Moser in una recente intervista al Corriere della Sera -. C’era anche del pavé, una discesa pedalabile tutta in basolato alla periferia della città, la Doganella, che veniva giù da Secondigliano verso la zona dell’Arenaccia, dove si poteva fare potenza, bella bella. Almeno per me che sulle pietre andavo a nozze. Vedere vittoriosa una Maglia Rosa credo che fu gratificante anche per i tifosi”.
Purtroppo per lui, però, quel Giro si chiuse con un amaro 2° posto: “Brucia ancora. Quel che più mi spiace, nella memoria, non è il fatto che l’abbia conquistato Giuseppe Saronni, il mio avversario storico, ma che io lo abbia perso proprio nelle altre due cronometro, a San Marino e a Cesano Maderno”.
La storia di Moser col Giro d’Italia parla comunque di 23 vittorie di tappa e 6 podi finali, con la vittoria della classifica generale del 1984 come ciliegina sulla torta.
