Oggi era la più dantesca delle tappe di questo Giro che celebra i 700 anni dalla morte dell’autore della Divina Commedia.
Si partiva da Ravenna, che custodisce la tomba di Dante, e si arrivava a Verona, dove il Poeta fu accolto subito dopo l’esilio: “Lo primo tuo refugio e ‘l primo ostello” come fece dire a Cacciaguida nel XVIII del Paradiso.
Ma questi 198 km erano anche l’occasione per ricordare, con il Traguardo Volante di Bagnolo San Vito, Learco Guerra, detto “la locomotiva umana”, il primo ad indossare la Maglia Rosa giusto 90 anni fa.
Lo fece proprio a Mantova, sua città natale, dominando la prima volata del Giro del 1931.
L’uomo più atteso quell’anno era Alfredo Binda, chiamato “l’invincibile”.
Al punto che nell’edizione del 1930 fu cortsemente pagato dagli organizzatori per non presentarsi: troppo forte per chiunque, troppo scontato il risultato.
La prima tappa Milano-Mantova percorreva le terre d’infanzia di Guerra, che solo pochi anni prima tra quei campi pedalava per andare a lavorare.
Quel giorno invece era lì per gareggiare contro i migliori corridori del mondo, indossando la maglia tricolore di Campione Italiano.
Finì in volata, la “locomotiva umana” battè “l’invincibile” e con lui iniziò la leggenda della Maglia Rosa.
Come detto oggi si arrivava a Verona, che oltre ad aver accolto Dante dopo l’esilio è anche la città natale di Elia Viviani.
Giusto ieri il velocista della Cofidis aveva saputo di essere stato scelto come portabandiera azzurro alle Olimpiadi di Tokio, primo ciclista a ricevere quest’onore, e sperava di festeggiare come meglio non avrebbe potuto: vincendo la sua prima tappa in questo Giro accolto dal calore della sua città.