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Napoli, da spaccacuore

11/05/2023

Il finale di oggi è stato degno di una sceneggiatura di Alfred Hitchock: incerto, enigmatico, struggente e doloroso, ma allo stesso tempo esaltante e imprevedibile. Il setting d’eccezione come quello del lungomare di Napoli, poi, ha fatto il resto: l’epilogo della tappa partenopea resterà sicuramente una delle più simboliche del Giro d’Italia numero 106.

C’era il timore che dopo l’acqua presa ieri, anche oggi i corridori rischiassero di farsi un bagno non richiesto. Invece no, un sole tiepido ha fatto sì che i corridori si “godessero” una bella giornata in sella e, soprattutto, che tifosi e telespettatori potessero restare a bocca aperta di fronte alle innumerevoli bellezze naturalistiche incontrate quest’oggi: dal calore di Piazza del Plebiscito e della periferia napoletana a Pompei, al Valico di Chiunzi e i suoi panorami, passando per la Costiera Amalfitana, con Amalfi, Positano e Praiano, e poi Sorrento, prima del ritorno sul lungomare di Napoli.

È stata una grande festa, la degna continuazione del giubileo post scudetto, e il pubblico ha accompagnato la corsa lungo veramente tutto il percorso. Poi ci hanno pensato i corridori a rendere tutto ancor più memorabile. La fuga con Francesco Gavazzi (Eolo-Kometa), Simon Clarke (Israel-PremierTech), Alessandro De Marchi (Jayco AlUla), Charlie Quarterman (Team Corratec-Selle Italia) e Alexandre Delettre (Cofidis) non solo ha animato la gara, ma l’ha fortemente influenzata.

Dopo il Picco Sant’Angelo davanti è rimasta solo la vecchia guardia, De Marchi e Clarke, entrambi 36 anni, entrambi ex Maglia Rosa ma mai vincitori di tappa al Giro, che hanno cullato il sogno di mettere nel sacco il gruppo, lanciato verso la volata. Sembrava fatta, invece a 500 metri dall’arrivo hanno cominciato a guardarsi, De Marchi perché consapevole che nella volata a due sarebbe stato battuto, Clarke perché non se la sentiva di lanciare la volata da troppo lontano. “Per la prima volta in carriera non ho dato un cambio, ma bisogna correre per vincere” ha detto De Marchi amareggiato. “Perdere così è devastante” ha aggiunto Clarke, in lacrime.

A 300 metri dall’arrivo, infatti, è sopraggiunto come uno tsunami il gruppo: Fernando Gaviria (Movistar) è partito lunghissimo, anche questa volta sembrava fatta, invece si è piantato negli ultimi 50 metri, aprendo la strada a Mads Pedersen. Il danese si è preso la prima vittoria al Giro, e la prima in Italia della sua carriera. Ora vuole centrarne qualche altra da qui a Roma.

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