Chi si aspettava un cedimento della Maglia Rosa sulle pendenze della salita dell’Alpe di Mera è rimasto deluso.
Dall’altro lato, tuttavia, Egan Bernal non è parso nemmeno del tutto inattaccabile, motivo per cui il weekend conclusivo del Giro dovrebbe regalarci spettacolo. La giornata difficile vissuta a Sega di Ala aveva fatto scattare l’allarme: è in calo? Gli sono tornati i dolori alla schiena? Oppure è stata solo una giornata storta?
La salita di oggi ci ha detto che Egan sta bene, ma che forse, a differenza dei primi 16 giorni di Giro d’Italia, non è il più forte del lotto. Il vantaggio accumulato nelle strabilianti prime due settimane è talmente rassicurante che non dovrebbe impedirgli di dormire sonni tranquilli nelle ultime due nottate rosa prima di Milano, ma con un Simon Yates rivitalizzato dopo due settimane incolore, l’impressione è che Bernal proprio rilassato non sarà.
Gli ultimi due giorni di Giro, quindi, siamo sicuri non saranno noiosi. Domani ci sarà l’ultimo grande confronto sulle Alpi, su un terreno che lascia spazio alla fantasia dei corridori e si adatta ai ribaltamenti: negli ultimi 80 km, tra suolo svizzero e italiano, i corridori affronteranno in rapida successione Passo San Bernardino, Passo Spluga e Alpe Motta. Chi non è contento del suo Giro, avrà l’occasione di redimersi grazie ai 4200 mt di dislivello complessivi offerti dalla tappa. Simon Yates, per esempio, non si accontenterà del terzo gradino del podio. L’inglese sa già cosa vuol dire indossare la Maglia Rosa: nel 2018 l’ha persa nelle ultime due tappe e quest’anno, invece, vorrebbe che le ultime due frazioni gliela restituissero. Proprio perché negli ultimi due arrivi in salita ha recuperato in totale 1’31” su Bernal, è lecito attendersi un suo ultimo tentativo di assalto al simbolo del primato. 2’49” da recuperare ad un fenomeno come Bernal sono tanti e, per quanto mostrato in questi ultimi giorni, il gemello d’arte si starà mangiando le mani per una prima parte di Giro sotto i suoi standard.