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Il Blockhaus, la crono toscana, le Dolomiti: ecco dove si decide il Giro d’Italia 2026

15/12/2025

I trabocchetti e le insidie sono disseminati lungo tutte e tre le settimane, ma il Giro d’Italia 2026, come sempre, ha delle tappe che gli uomini di classifica – quelli che sognano di indossare la Maglia Rosa a Roma – hanno già cerchiato di rosso. Ciò che si può rapidamente notare è che chi vorrà vincere la Corsa Rosa dovrà farsi trovare pronto fin da subito, perché la prima settimana presenta già due arrivi in salita belli tosti.

Blockhaus e Corno alle Scale

Nella Grande Partenza in Bulgaria, e poi in Calabria, Basilicata e Campania, vedremo perlopiù qualche piccola scaramuccia tra i big, ma il primo vero test arriverà nella Tappa 7, la FormiaBlockhaus. Oltre all’ormai celebre arrivo in salita sulla cima montuosa del massiccio della Maiella, a rendere la corsa dura e selettiva sarà la lunghezza totale della frazione, la più lunga della 109ª edizione del Giro, che sfiorerà i 250 km. Negli ultimi 80 km i corridori si troveranno di fronte anche le salite di Roccaraso (2a cat.) e del Passo San Leonardo (3a cat.), ma i giochi si faranno probabilmente tutti sul Blockhaus, dove nel 2022 vinse Jai Hindley, che ha poi conquistato il Trofeo Senza Fine. La salita finale è di 13,6 km con una pendenza media dell’8,4%: sarà l’occasione per testare le gambe degli avversari e provare a cogliere qualcuno in castagna, con la consapevolezza che i 250 km di tappa potrebbero fare ancor più selezione di quella che ci sarebbe normalmente.

 

Due giorni dopo ci sarà un altro appuntamento a cui gli uomini di classifica dovranno rispondere presenti. Da Cervia e dalla riviera romagnola si arriverà sull’Appennino bolognese, al Corno alle Scale, dove nel 2004 vinse Gilberto Simoni. La tappa attraverserà la Pianura Padana e poi si butterà su verso l’arrivo, passando prima da Querciola (3a cat.) e poi imboccando la scalata finale al Corno alle Scale. Non parliamo di una salita impossibile, perché sono 12,8 km al 6,1% di pendenza media, ma gli ultimi 3 km si aprono a una grande bagarre dal momento che salgono costantemente al 10% e basta poco per ritrovarsi a perdere diversi secondi. Il finale è piuttosto esplosivo e gli scalatori con un importante cambio di ritmo potrebbero avere la meglio rispetto a quelli più regolaristi.

La crono di Massa e la tappa valdostana

Tempo di godersi il giorno di riposo e poi arriva un’altra giornata fondamentale: la Tappa 10 è la prima e unica cronometro del Giro d’Italia 2026, 40 km in terra toscana, da Viareggio a Massa. Non c’è un metro di salita, l’altimetria è completamente piatta, andranno spinti lunghi rapporti e chi ama questo tipo di sforzo dovrà per forza di cose approfittarne e guadagnare più tempo possibile. Per tutti gli altri ci sarà da soffrire, ma comunque vada, di spazio per recuperare, come vedremo, ce n’è tanto.

 

Dopo qualche giornata di transizione, che sorriderà a velocisti e attaccanti, gli scalatori torneranno protagonisti nella Tappa 14, tutta valdostana, da Aosta a Pila con 4400 metri di dislivello e tanti punti in palio per la Maglia Azzurra. Pronti, via, e c’è la salita di Saint-Barthélémy (1a cat., 18,1 km al 5,4%), dopodiché i GPM di Doues (3a cat.), Lin Noir (1a cat., 7,5 km al 7,8%) e Verrogne (2a cat.). Anche qui, però, lo scontro frontale tra i big è atteso sulla salita finale che porta ai 1793 metri di altitudine di Pila, 17 km che salgono costanti al 7%. Di fatto, è l’unica tappa altimetricamente davvero complicata della seconda settimana, per cui qualche attacco sarà lecito attenderselo.

Il Canton Ticino, le Dolomiti e Piancavallo

Una tappa simile, anche se ancora più breve (meno di 120 km), andrà in scena dopo il terzo e ultimo giorno di riposo. Sarà una frazione che si svolgerà interamente in territorio svizzero ticinese, da Bellinzona a Carì. Nella fase centrale della tappa i corridori affronteranno anche il circuito di Roccabella da ripetere due volte, che comprende le scalate di Torre (3a cat.) e Leontica (2a cat.). La brevità della tappa dovrebbe rendere agevole la possibilità di tenere la corsa chiusa, quindi salendo verso Carì (1a cat., 11,6 km all’8,1%) i big potrebbero lottare per vittoria di tappa e Maglia Rosa.

 

Arriviamo quindi alla due giorni finale, quella in cui quanto creato fino a quel momento potrebbe venir messo in discussione. La Tappa 19 è quella più affascinante, è il tappone dolomitico a quota 2000 metri che scrive storie e leggende. Da Feltre a Piani di Pezzè sono 5 mila i metri di dislivello, grazie alle scalate di Passo Duran (1a cat., 12,1 km all’8,2%), Coi (2a cat.), Forcella Staulanza (2a cat.), Passo Giau, Cima Coppi di questa edizione coi suoi 2233 metri di altitudine (9,9 km al 9,3%) e Passo Falzarego (2a cat., 10,3 km al 5,4%). Se ancora non dovesse essere stato sufficiente, da Alleghe si imboccherà la salita finale verso Piani di Pezzè, breve ma arcigna, coi suoi 4,9 km al 9,9%.

 

Siamo sicuri che dopo una tappa del genere i corridori saranno svuotati e sfiniti, ma dovranno trovare dentro di loro l’ultima goccia di benzina per affrontare la Tappa 20, con la micidiale doppia ascesa a Piancavallo. Si parte da Gemona del Friuli, e dopo il breve GPM di Clauzetto (3a cat.) a metà tappa, ci si dirigerà verso la prima scalata a Piancavallo (1a cat., 14,5 km di scalata al 7,8%), caratterizzata da una prima parte di salita molto tosta. All’arrivo mancheranno poco più di 50 km, si scenderà verso il Lago di Barcis e si tornerà ad Aviano, dove si riprenderà la salita di Piancavallo, che negli anni ha incoronato Marco Pantani, Mikel Landa e Tao Geoghegan Hart. Sarà l’ultima salita del Giro, dopodiché sarà veramente finita, almeno in ottica Maglia Rosa.

 

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