E chi poteva essere se non lui, il “Kaiser”, lo Zoncolan – ormai un nome magico nel mondo del ciclismo, come dire Moby Dick, come dire Timbuktu. Quest’anno è stato affrontato dal versante meno terribile, quello di Sutrio, inaugurato nel 2003 con la vittoria di Simoni.
Ma in questi diciotto anni lo Zoncolan ha raggiunto una tale fama e un tale fascino che era chiaro a tutti fosse quello il vero momento di svolta di questo Giro.
E così è stato.
Per i primi 10 km sembra una salita tutto sommato normale, impegnativa ma come ne esistono altre. E’ nel finale che viene fuori la vera natura del Kaiser: 3500 metri al 13% di pendenza media, con punte fino al 25.
E’ lì che Simon Yates ha provato l’attacco – la sua prima azione al Giro 2021 – staccando tutti i migliori tranne la Bernal, che anzi prima gli è rimasto un po’ a ruota, poi è partito da solo e ha fatto vedere di essere il più forte, e che sarebbe stato molto, molto difficile sfilargli la Maglia Rosa.
E’ lì che Lorenzo Fortunato ha forzato il ritmo, ha lasciato per strada il compagno di fuga Jan Tratnik e è andando a conquistare la sua prima, memorabile, vittoria da professionista.
Da sempre le montagne sono il luogo dove nascono le grandi imprese del ciclismo e fioriscono i campioni, ed è anche per questo che ci piacciono tanto.
Quest’anno il miglior arrivo in salita, quello che più ci ha emozionati e di cui ci ricorderemo non poteva che essere uno. Il più duro, quello con un nome che ormai è magico.
Il “Kaiser”, lo Zoncolan.