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Giro d’Italia 2021, Tappa 21: Senago – Milano. La più tumultuosa delle accoglienze

28/05/2021

Giro d'Italia 2021, Tappa 21: Senago - Milano. La più tumultuosa delle accoglienze

Tappa 21: Senago - Milano. La più tumultuosa delle accoglienze

Milano è la casa del Giro d’Italia, e nella sua lunga storia ha ospitato molto spesso la conclusione della Corsa Rosa. Il Giro è “tornato a casa” in luoghi diversi, però. In principio fu l’Arena, il più antico impianto sportivo cittadino, costruito per volere di Napoleone più di duecento anni fa. Altre volte il Giro è arrivato poco più in là, in Piazza del Cannone, tra il Castello Sforzesco e il Parco Sempione. Oppure nel cuore della città, in piazza del Duomo, come nelle ultime edizioni. Ma gli arrivi più spettacolari erano quelli al Velodromo Vigorelli, che nel secondo dopoguerra stava al ciclismo come il La Scala alla musica lirica.


Tra le conclusioni a Milano, la più tumultuosa fu indubbiamente quella del 9 giugno 1948, quando la maglia rosa di Fiorenzo Magni fu accolta al Vigorelli da una selva di fischi e una pioggia di cuscini e cartacce. Era la prima volta che un vincitore veniva trattato in questo modo. Che cos’era successo di così clamoroso per suscitare una simile reazione?
 

In quell’edizione tutti si aspettavano l’eterna sfida tra Coppi e Bartali, ma dopo un avvio stentato i duellanti finirono presto staccati in classifica. Ad approfittarne furono prima Vito Ortelli, poi Fiorenzo Magni ed Ezio Cecchi, giunto in maglia rosa all’ultima settimana. Ma sulle Dolomiti si scatenò Coppi e iniziò la sua rimonta. Staccò tutti nella terzultima tappa, Cortina-Trento, dove Cecchi fu attardato da forature e cadute e Magni riuscì, soffrendo, a conquistare la maglia rosa per soli 11 secondi. All’arrivo, però, la Bianchi di Coppi accusò Magni di aver sfruttato un’organizzata sessione di spinte sul Pordoi. La giuria accolse il ricorso e inflisse a Magni un’ammenda e una penalizzazione di 2 minuti. Troppo pochi, per la Bianchi, che per protesta ritirò tutti i suoi corridori. Nelle ultime due tappe i tifosi inneggiarono a Coppi e insultarono Magni che, a loro dire, stava vincendo solo grazie alla “compagnia delle spinte”. Magni era furibondo e nell’ultima tappa volle dimostrare di meritarsi la vittoria, bruciando tutti con uno sprint rabbioso al Vigorelli.

Possibile che a Milano fossero tutti coppiani? La verità era un’altra

Erano tempi difficili; la guerra era alle spalle ma aveva lasciato aperte ancora molte ferite. Tra queste c’era il passato di Magni che, durante la Resistenza, aveva aderito alla Repubblica Sociale. Nel ’47 fu processato con l’accusa di aver partecipato ai Fatti di Valibona, in cui erano morti partigiani e repubblichini. Venne assolto per non aver commesso il fatto, ma soprattutto grazie all’amnistia con cui Togliatti intendeva dare un colpo di spugna a un passato che aveva profondamente diviso il Paese. Ma non era facile, e la figura di Magni fu a lungo accompagnata da quelle ombre.

L’indomani di quel Giro Fiorenzo si sfogava così con Mario Fossati, cronista della Gazzetta: «Non so perché, ma non posso mai masticare il mio pane in pace», si sfogò Fiorenzo l’indomani. Quella del Giro ’48 fu una vittoria difficile, ma segnò una svolta per lui: da quel giorno Magni divenne il Terzo Uomo.

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