Tappa 12: Siena – Bagno di Romagna. Come una vecchia quercia
Come riverberava, nell’abbagliante luce diffusa di maggio che anticipava l’estate, l’argento della bicicletta Francioni di Alfredo Martini mentre aspettava a Pistoia che il Giro d’Italia 1928 gli scorresse davanti. Quando gli apparse Binda nella sua maglia arcobaleno, Martini rimase folgorato, senza fiato: Binda era maestoso e imponente, come una sensazione d’immenso, un campione tanto atteso che Martini bambino temeva quasi non fosse vero. Ma era verissimo; Martini, dalla bicicletta, non è mai stato deluso.
Da quando suo padre nel 1927 gliene aveva comprata una per 420 lire, due mesi di stipendio per farsi bruciacchiare i capelli e i polmoni dentro gli altiforni della Ginori di Colonnata per controllare se le porcellane fossero cotte al punto giusto, fino alla pista ciclabile che gli hanno intitolato nel 2019 nella strada di casa sua a Sesto Fiorentino, punto di snodo di una tappa che da Siena conduce alla Valle del Savio e al ristoro delle sue acque termali. Prima di tutto, la bicicletta non l’ha mai deluso perché gli ha permesso di pensare. Infatti, si pensa mentre si pedala, ma si pensa anche mentre si aspetta per ore che arrivino sfreccianti, come decimi di secondo, i corridori del Giro.