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    Egan Bernal. Salire a le stelle

    30/05/2021

    Oggi a Milano è terminato il 104° Giro d'Italia, oggi a Milano si è indossata l’ultima e definitiva Maglia Rosa.

    Quest’anno all’interno del colletto della Maglia è stato stampato l’ultimo verso del Purgatorio: “Disposto a salire a le stelle”.

    Un modo per celebrare il 700° anniversario dalla morte di Dante.

    Ma anche e soprattutto un augurio, un auspicio, una traccia da seguire durante un viaggio di tre settimane che assomiglia tanto alle tre cantiche della Commedia.

    La cronometro conclusiva, 30 km da Senago a Piazza Duomo, ha certificato il fatto che il corridore che più di tutti si è meritato il Paradiso è stato Egan Bernal.

     

    Il favorito per la tappa era ancora una volta Filippo Ganna; perché si è aggiudicato le ultime quattro cronometro Rosa, perché indossava la maglia iridata e perché, semplicemente, ha sempre fatto vedere di essere il più forte.

    Va tutto come da copione fino agli ultimi duemila metri, quando il campione del mondo lascia la posizione aerodinamica per indicare la ruota posteriore.

    Foratura, mentre viaggia a quasi 60 all’ora.

    Si ferma, cambia la bici e riparte perdendo pochi secondi, ma comunque abbastanza per creargli dei pensieri.

    Dapprima per Edoardo Affini, che all’ultimo intertempo aveva 30’’ di ritardo e che chiuderà terzo a soli 13’’.

    Poi ancor di più per Rémi Cavagna che era lì lì per giocarsela col campione del mondo, anzi nel finale pareva che potesse quasi farcela.

    Ma il francese non si accorge dell’ultima curva secca a 500 metri dall’arrivo, o meglio la vede ma quando è troppo tardi e va dritto, finendo contro le transenne.

    Riparte immediatamente e nonostante l’errore termina secondo, a 12’’.

    L’ultimo a impensierirlo è Mattia Sobrero che sta correndo sui tempi dei migliori ma nelle ultime curve si trova imbottigliato da un traffico di ammiraglie, e finisce quarto a 14”.

    Per un secondo giù dal podio, per due secondi non arriva addirittura 2°.

    Poi, più nessun altro.

    Filippo Ganna diventa così il primo atleta a vincere cinque cronometro consecutive nella storia del Giro d’Italia, superando il record di quattro crono di fila che deteneva Francesco Moser, nientemeno.

     

    La lotta per la Maglia Rosa invece va tutta liscia, senza incidenti né cadute, e va come deve andare.

     

    Bernal ha 1’59” di vantaggio su Caruso che va sì meglio di lui in questa specialità, ma nessuno si aspetta che 30 km senza nessuna difficoltà altimetrica possano sconvolgere la classifica.

    Alle 16:31 inizia l’ultima fatica di Yates, il terzo della generale.

    Alle 16:34 parte Caruso, con indosso il numero tricolore che spetta al vincitore della tappa precedente.

    Tre minuti dopo, alle 16:37 scende dalla pedana la Maglia Rosa.

    La lotta tra i migliori termina senza incidenti né cadute, e va come deve andare.

    Caruso guadagna 1’22” su Yates consolidando un secondo posto che non era mai stato davvero in discussione.

    Bernal perde 30” dal siciliano, ma si prende il tempo, il lusso e la gioia di arrivare al traguardo a braccia alzate, ultimo tra i partenti di oggi e trionfatore del Giro d’Italia.

     

    Quest’anno all’interno del colletto della Maglia è stato stampato l’ultimo verso del Purgatorio: “Disposto a salire a le stelle”.

     

    Adam Yates era partito da Torino con grandi aspettative, poi lungo il percorso ha avuto qualche momento di difficoltà ma dopo il traguardo non tradisce rimpianti, anzi dice che è felice del suo primo podio alla Corsa Rosa e che certo ritornerà.

    Damiano Caruso ha iniziato questo Giro da gregario e l’ha finito da capitano, conquistando una tappa e il 2° posto in classifica generale che per lui sa tanto di vittoria.

    Non a caso il comune della sua città, Ragusa, sarà illuminato di rosa fino al 31 di maggio.

    Anche lui, oggi, è uscito dal Purgatorio per entrare definitivamente in Paradiso.

     

    Ma chi indossa l’ultima e definitiva Maglia Rosa con stampato il verso di Dante è Egan Bernal, colombiano di Zipaquirá.

    Lui che l’anno scorso si era quasi perso per dei problemi fisici attraversando la sua personale selva oscura, lui che in questo maggio ha superato indenne la polvere di Montalcino e la pioggia delle Dolomiti.

    Lui che ha sofferto a Sega di Ala dove ha trovato un Virgilio nelle fattezze del compagno Martinez che l’ha accompagnato, accudito e scortato per arrivare fino a qui.

    Fino a questo bel pomeriggio di primavera quando, primo fra tutti, è uscito a riveder le stelle.

     

     

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