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Canazei-Sega di Ala. Strade ruvide su paesi di velluto

26/05/2021

L’ultimo, inedito inedito Gpm della tappa di oggi iniziava appena dopo l’abitato di Ala, nota anche come “Città di Velluto” per i pregiati tessuti di seta che qui si producevano nel ‘700

Ogni estate c’è una festa in cui le strade del paese si popolano di comparse in costumi fruscianti, morbide parrucche e decorazioni rococò.

La salita, invece, di vellutato non ha nulla, è ruvida e tagliente come il nome del traguardo a cui porta, Sega di Ala.

 

Prima di questi ultimi e decisivi 11 km ce n’erano però da affrontare altri 181 con un’altra ascesa difficile, il Passo di San Valentino.

Lungo le sue rampe, tra i 19 fuggitivi che si erano avvantaggiati in precedenza, fanno il vuoto in 4.

La Maglia Azzurra Bouchard, Martin, Pedrero e Moscon, quest’ultimo oggi dispensato dagli obblighi solitamente rigorosi della Ineos perché A, corre sulle strade casa; B, il percorso gli si addice; C, ultimamente ha fatto vedere di essere in grande forma.

Dietro di loro Yates ci crede perché mette la squadra a tirare, ma è la discesa del Passo che fa la prima differenza.

In coda al gruppo c’è una caduta che coinvolge, tra gli altri, Ciccone, Nibali e Evenepoel.

Ciccone prende una botta alla schiena, Nibali al braccio già infortunato, Evenepoel un po’ dappertutto.

Il campioncino belga era partito da Milano – alla prima gara di tre settimane della sua vita – con enormi aspettative, nella tappa di Cortina aveva perso 24’ minuti e anche oggi sul traguardo paga il dazio più alto, oltre 36’.

Quello che gli si può augurare è che tra cinque, sette, dieci anni guarderemo a questo suo Giro come si ora si può guardare la bozza di un Caravaggio, o di un Picasso, o di un Van Gogh, e potremo dire Io mi ricordo, io c’ero, io ho visto le prime pennellate di quella bozza, e oggi è ancora più bello godersi l’opera completa.

 

Appena comincia la salita verso Sega di Ala a Moscon non bastano l’aria di casa, il percorso e la forma per seguire Martin, che quando accelera lascia lì tutti e se ne va da solo.

E’ ancora presto, 9 km dall’arrivo, quando Vlasov e Ciccone (4° e 6° in classifica) sono nelle ultime posizioni del gruppo dei migliori, posizioni che a breve lasciano per diventare i primi fra gli staccati.

Il ritmo della Ineos continua a far danni: devono arrendersi Bardet, Bennet e soprattutto Carthy, 3° in generale.

Chi invece non si arrende è Martin che prosegue la sua azione caracollante quanto efficace senza perdere quasi nulla.

Ma la salita è ancora lunga e come si diceva ruvida, aguzza e poco dopo se ne accorge anche nientemeno che Bernal, la Maglia Rosa, lui che fino a Cortina pareva danzare sull’asfalto, lui che fino a stamattina sembrava il padrone del Giro e delle montagne e che invece questo pomeriggio mostra il primo, vero momento di difficoltà.

Succede che Yates scatta a 4 km dalla fine, sul tratto più duro.

Bernal gli si porta subito dietro, com’era successo sullo Zoncolan.

Ci si aspetta che il colombiano stia un po’ a ruota e poi parta, come ha sempre fatto fin qui.

Invece oggi pare più scomposto, più sofferente, ma dev’essere un’impressione, ci si dice.

Al secondo affondo di Yates invece la Maglia Rosa cede, di colpo, sembra quasi impossibile invece è tutto vero, e non solo cede ma non riesce neanche a tenere le ruote del compagno Martinez che lo attende e si gira a spronarlo come fosse – e in effetti lo è –  il suo primo tifoso.

Lo raggiunge anche Caruso che non aveva risposto agli scatti e sale col suo ritmo.

Davanti Yates ha trovato Almeida e continuano a forzare a caccia di posizioni in classifica.

Ancora più davanti Martin si aggrappa ai 25’’ di margine che gli rimangono, caracolla sempre di più, ma la strada oggi è per lui un nastro di velluto che lo porta solitario e leggero al traguardo, a  conquistare la sua prima tappa al Giro d’Italia.

Almeida allunga nel finale e arriva con 13’’ dall’irlandese.

3° Yates a 30”.

Poi Caruso e Ulissi con 1’20’’, quindi Bernal e Martinez a 1’23’’.

Yates guadagna quindi 53’’ sulla Maglia Rosa e ora è 3° in classifica a 3’23’’.

 

A Sega di Ala, giusto sopra la Città di Velluto, Egan Bernal ha trovato per la prima volta davanti a sé una strada ruvida e tagliente – lui che fino a stamattina sembrava danzare sull’asfalto.

Mancano solo quattro alla fine, ma è come se il vero Giro sia appena cominciato.

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