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Alessandro De Marchi – Al posto giusto

11/05/2021

Ieri era il compleanno della Maglia Rosa, il giorno in cui il simbolo del primato compiva 90 anni.

Questo articolo avrebbe potuto intitolarsi in molti altri modi.

“Rosa di Buja”, il più scontato, oppure, meglio “Maglia Rosa di lotta e di fatica”.

Ieri era il compleanno della Maglia Rosa, il giorno in cui il simbolo del primato compiva 90 anni.

Oggi abbiamo visto il primo in classifica Ganna mettersi al servizio dei compagni e tirare il gruppo per qualcosa come 130 km sotto acqua, vento e freddo – e qualcuno ha storto il naso.

Si chiedevano se fosse rispettoso vedere la Maglia Rosa fare così platealmente il lavoro sporco, senza neanche un minimo di accortezza per tenere coperto e al caldo un’icona così antica e prestigiosa.

Dopo tutto quel lavoro, ai 25 km dall’arrivo Ganna si è staccato e ha lasciato ad altri l’onore di giocarsi tappa e classifica.

Ma allora, ci si chiede, c’è un modo più dignitoso, più bello, più rispettoso di onorare i 90 anni della Maglia Rosa che spremersi per ore in una giornata di tregenda per aiutare i propri compagni? Difficilmente, vien da rispondersi.

Comunque.

Ganna era lì in testa a prendere freddo e acqua perché c’era da tenere sott’occhio una fuga di 25 corridori, che in una tappa mossa e complicata come questa potevano dare dei grattacapi.

187 km con 3 Gpm, di cui l’ultimo, di 2^ cat, che terminava a solo due km dal traguardo di Sestola.

Primo arrivo buono per gli uomini di classifica dunque, molte aspettative e molto nervosismo.

La fuga dei 25 si era formata dopo quasi 50 km corsi velocissimi tra attacchi e contrattacchi, e lungo la discesa dopo il primo Gpm si erano avvantaggiati in 3: Juul-Jensen, Taaramäe e Hermans, gli ultimi due compagni di squadra.

In breve hanno guadagnato 1’30’’ sugli altri fuggitivi che andavano via via diventando sempre meno, mentre il gruppo seguiva a 6, 7, 8 minuti, rinunciando così alle velleità di vittoria di tappa.

 

Alla fine vale sempre lo stesso segreto, non mollare mai.

A 45 km dall’arrivo in testa si è staccato Hermans e hanno proseguito Juul-Jensen, Taaramäe. Quest’ultimo accarezzava, oltre l’obiettivo di vittoria parziale, anche il sogno Rosa, essendo ben piazzato in classifica.

A 25 km il duo di testa aveva ancora 1’ di vantaggio sugli inseguitori che in quel momento erano scesi a 13, e dove il lavoro maggiore, e con maggiore convinzione lo stava facendo Alessandro De Marchi, anche lui ben messo in classifica, anche lui a cullare il sogno Rosa.

Dietro nel frattempo si muovevano la Bahrain Victorious di Landa e la Deceuninck-Quick Step di Evenepoel, e il ritardo del gruppo andava assottigliandosi: 6’ ai – 17 km dall’arrivo, 5’ ai – 10.

Quand’è iniziata l’ultima salita la coppia al comando aveva ancora 1’ sugli altri fuggitivi.

Davanti a loro 4,2 km al 10 % di media con punte al 16 %, prima degli ultimi due km facili fino di Sestola.

Hanno solo 30’’ di vantaggio ai – 5 km, quando dietro di loro De Marchi forza in salita e gli resiste solo Dombrowski, e in breve raggiungono e superano gli ormai stremati Juul-Jensen e Taaramäe.

Nel gruppo dei migliori nel frattempo forza ancora la Bahrain Victorious e il primo grosso nome che salta è Almeida.

Poco dopo scatta Landa, raggiunge Ciccone partito poco prima e si porta dietro anche Vlasov, Bernal e Carthy. I 5 proseguono assieme, staccando tutti gli altri uomini di classifica.

Quando tutto questo accade in testa alla corsa Dombrowski è riuscito a sbarazzarsi di De Marchi che però non molla, resta a 10-12 secondi, e sente la vittoria di tappa svanire, ma soprattutto sente il suo sogno Rosa diventare sempre più plastico, più reale.

Dombrowski vince così in solitaria la 4^ tappa del Giro d’Italia, dopo una fuga lunghissima, una tappa estenuante, corsa tutta sotto la pioggia.

De Marchi arriva 2° a 13’’, 3° Fiorelli a 27’’.

Alessandro De Marchi diventa così la nuova Maglia Rosa.

Tra i big arrivano assieme i 5 sopracitati Bernal, Landa, Ciccone, Carthy e Vlasov, seguiti a 11’’ da un altro gruppetto formato da Evenepoel, Bardet, Yates, Formolo e Caruso. A 34’’ dal gruppo Landa arrivano Nibali, Sivakov, Hindley, Soler e Pozzovivo.

Non male come primo arrivo arrivo in salita di questo Giro d’Italia.

Si è detto all’inizio che questo articolo avrebbe potuto intitolarsi in molti altri modi, come “Rosa di Buja”, il più scontato, oppure, meglio “Maglia Rosa di lotta e di fatica”.

Ma invece s’intitola diversamente per le, bellissime, parole che la nuova Maglia Rosa ha rilasciato dopo il traguardo.

“Credo sia un piccolo premio per i mille tentativi che ho fatto in questi 11 anni di carriera, la maggior parte dei quali non sono andati a buon fine.

Alla fine vale sempre lo stesso segreto, non mollare mai.

E’ tutto molto bello, ma è strano per me essere qui, è come se mi sentissi un po’ fuori posto”.

La sensazione, invece, è che oggi Alessandro De Marchi sia finalmente al posto giusto.

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