“Una certa tendenza a un’interpretazione fantasiosa delle cose, una certa visionarietà, credo di averla sempre avuta”, ha detto una volta Federico Fellini, nato a Rimini cento anni fa.
A Rimini arriva anche la tappa di oggi, che dopo essersi svolta quasi interamente lungo la costa marchigiana sconfina in Emilia-Romagna per il finale.
Una stelletta di difficoltà per una frazione che è una delle pochissime adatte ai velocisti in questo Giro, la penultima vera chance per la ruote veloci prima di Asti, nella terza settimana.
La “certa visionarietà” di Fellini ha reso Rimini famosa in tutto il mondo.
C’è il cinema “Fulgor”, dove da ragazzo s’innamorò dei film americani e che raccontò in “Amarcord”.
Ci sono i murales di Borgo San Giuliano, in cui sono rappresentati le scene e i personaggi più importanti delle sue pellicole.
Il molo di piazzale Boscovich, meta invernale dei “Vitelloni” e teatro delle bravate di Scureza, il motociclista di “Amarcord”.
C’è la casa in cui è nato e la tomba in cui riposa.