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    Tappa 11 – Una certa visionarietà

    14/10/2020

    “Una certa tendenza a un’interpretazione fantasiosa delle cose, una certa visionarietà, credo di averla sempre avuta”, ha detto una volta Federico Fellini, nato a Rimini cento anni fa.

    A Rimini arriva anche la tappa di oggi, che dopo essersi svolta quasi interamente lungo la costa marchigiana sconfina in Emilia-Romagna per il finale.

    Una stelletta di difficoltà per una frazione che è una delle pochissime adatte ai velocisti in questo Giro, la penultima vera chance per la ruote veloci prima di Asti, nella terza settimana.

    La “certa visionarietà” di Fellini ha reso Rimini famosa in tutto il mondo. 

    C’è il cinema “Fulgor”, dove da ragazzo s’innamorò dei film americani e che raccontò in “Amarcord”.

    Ci sono i murales di Borgo San Giuliano, in cui sono rappresentati le scene e i personaggi più importanti delle sue pellicole.

    Il molo di piazzale Boscovich, meta invernale dei “Vitelloni” e teatro delle bravate di Scureza, il motociclista di “Amarcord”.

    C’è la casa in cui è nato e la tomba in cui riposa.

    Per la tappa di oggi sarebbe bello pensare ad un finale simile a quello di 8 e ½, il film con cui Fellini vinse l’Oscar nel 1964.

    Ci si potrebbe immaginare la (molto probabile) volata conclusiva come una parata, un carosello gioioso, in cui tutti i protagonisti sfilano assieme in uno sprint che però assomigli anche un po’ a una danza.

    Sarebbe bello che gli altoparlanti diffondessero anche “Passerella finale” di Nino Rota, il brano che chiude il film.

    Certo ci vuole “una certa tendenza a un’interpretazione fantasiosa delle cose”, ma non è detto che non si possa fare.

     

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