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    Grado-Gorizia. Due anime e una tappa sola

    23/05/2021

    Questa è stata una giornata di specchi e dualismi, un intreccio di confini e anime che il filo della tappa ha riportato all’unità

    La partenza era prevista da Grado, l’arrivo a Gorizia, che nel 2025 sarà Capitale Europea della Cultura.

    Per la verità quell’anno il titolo sarebbe dovuto spettare a una città tedesca e a una slovena.

    Ma Nova Gorica, la gemella slovena di Gorizia, ha deciso che sarebbe stato bello candidare assieme le due città, un tempo unite, poi separate dalla guerra, ora di nuovo legate all’interno dell’Unione Europea.

    Si sono quindi presentate ai commissari preposti come fossero di nuovo (o ancora) una cosa sola, e hanno vinto.

     

    Anche la gara è stata fin da subito all’insegna del doppio.

    Appena dopo il via di Grado c’è stata una caduta con diversi corridori e la giuria ha deciso di fermare tutto per poter soccorrere gli atleti coinvolti.

    Chi ha pagato di più è stato Buchmann, 6° in classifica, che è stato costretto al ritiro.

    Questa tappa ha avuto dunque in sorte quindi due partenze, una a 35 minuti dall’altra.

    Quando poi si riprende si capisce subito che anche oggi non ci sarà una sola corsa da seguire: infatti il gruppo non vede l’ora di riposare dalle fatiche di ieri e in vista di quelle di domani, parte una fuga e in poco tempo guadagna minuti.

    Gli ultimi 85 km sono tutto un dentro e fuori tra l’Italia e la Slovenia, con un circuito da ripetere tre volte tra Cormons e lo strappo di Gornje Cerovo.

     

    A 22 km dall’arrivo, poco prima dell’ultimo passaggio sulla salita, tra i fuggitivi scappano via Campenaerts, Torres e Riesebeek.

    Anche il meteo rispetta il copione delle due tappe in una.

    Ad un certo punto mentre sopra i tre di testa splende il sole, il gruppo – 12’ e 7 km più indietro – è in mezzo a una bufera.

    All’ultimo passaggio sul Gpm di Gornje Cerovo Campenaerts cerca di forzare, Riesebeek resiste, Torres prova a tener duro e sembra anche riuscirci, ma negli ultimi 50 metri di salita ne perde 40. Non rientrerà più.

    Inizia così un bellissimo passo a due, con il belga che teme l’olandese in volata e cerca di staccarlo in ogni modo.

    Scattando a ripetizione in pianura; allungando nell’ultimo strappetto a 2 km dall’arrivo; rischiando tutto quello che si può rischiare in discesa fino a sfiorare i platani nastrati di rosa nella periferia di Gorizia.

    Ma niente da fare.

    Riesebeek lancia lo sprint da dietro, in posizione favorevole, ma forse per paura anticipa un po’ troppo e si trova senza gambe a metà rettilineo, giusto quando gli servirebbero di più, così Campenaerts lo riprende e lo salta. Appena dopo il traguardo mostra le cinque dita della mano aperta.

    Cinque dita come il simbolo della sua squadra, la Qhubeka Assos, che oggi l’ha spinto e aiutato a vincere la sua prima tappa al Giro d’Italia.

    La seconda parte della corsa nel frattempo si sta ancora avvicinando a Gorizia, dove arriva quasi 10 minuti dopo tutta assieme, in un gruppo più compatto che mai.

     

    Questo oggi, nella tappa dei dualismi, degli specchi e delle due anime.

    Domani, lungo i passi dolomitici che li porteranno a Cortina, sarà tutta un’altra storia.

     

     

     

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