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    Equilibrio sovrano

    24/05/2022

    Niente da fare. Nemmeno la tappa regina da 5 mila metri di dislivello, con scalate di Passo Crocedomini, Mortirolo, Teglio e Valico di Santa Cristina ci ha detto chi sia il più forte di questo Giro d’Italia. Anzi, ha reso la classifica ancora più corta, con Richard Carapaz (Ineos Grenadiers) e Jai Hindley (Bora-hansgrohe) separati da soli 3 secondi in classifica generale. Un’inezia dopo quasi 2800 km di corsa, e non è un caso che sia il secondo distacco più ridotto nella storia alla 16^ tappa dopo il 1963, quando la maglia Rosa Diego Ronchini aveva solo 2” su Vittorio Adorni.

    Una delle poche cose certe è che Carapaz e Hindley sembrano avere qualcosina in più rispetto agli avversari o, quantomeno, sono i più costanti, dal momento che Mikel Landa (Bahrain Victorious) e Vincenzo Nibali (Astana Qazaqstan) pagano dazio a giorni alterni. Un’altra cosa certa è che Joao Almeida (UAE Team Emirates) è duro a morire: sembra sempre il primo ad alzare bandiera bianca e invece alla fine arriva sempre lì, a una manciata di secondi dai più forti. In classifica generale è 3° a 44”; occhio a lasciarlo lì, perché nella cronometro finale di Verona potrebbe dare una lezione a tutti.

    Ad iscrivere il suo nome in una tappa epica come questa, alla fine, è stato Jan Hirt (Intermarché-Wanty-Gobert), bravo a mettere in fila un gruppo di fuggitivi dalla qualità eccelsa. Sul Passo Crocedomini, dopo una prima ora di corsa volata via, come al solito, a mille all’ora, sono riusciti ad evadere 22 corridori, molti di bassa classifica (dalla 10a alla 20a posizione in classifica generale) e altri cacciatori di tappe di alto rango. Giulio Ciccone (Trek-Segafredo) ha confermato di voler puntare seriamente alla Maglia Azzurra, sfidando a viso aperto l’attuale detentore Koen Bouwman (Jumbo-Visma). Se sul Crocedomini è stato l’abruzzese ad avere la meglio nel testa a testa, sul Mortirolo il più forte, ma soprattutto più scaltro, è stato l’olandese, bravo ad inserirsi in un drappello di corridori avvantaggiatosi dal più folto gruppo di battistrada sul falospiano precedente al Mortirolo, insieme a Wout Poels (Bahrain Victorious), Lennard Kämna (Bora-hansgrohe), Lorenzo Rota (Intermarché-Wanty-Gobert), Alejandro Valverde (Movistar), Thymen Arensman e Chris Hamilton (Team DSM).

    Così Ciccone, per cercare di rientrare su questo gruppetto, si è reso protagonista di un fuorigiri che ha pagato a caro prezzo, rimbalzando indietro, mentre Hirt e Hugh Carthy (EF Education-EasyPost) sono stati bravi a riagganciare i battistrada. La resa dei conti, con un gruppo Maglia Rosa ridotto a una dozzina di unità all’inseguimento, è arrivata sul Valico di Santa Cristina: Kämna ha provato l’all-in partendo da lontano, con Arensman e soprattutto Hirt bravi a gestirsi meglio, rientrare su di lui, e andarsi a giocare la vittoria. Il ceco ha fatto valere la sua esperienza e ha staccato il giovane olandese poco prima dello scollinamento, prendendogli quei 15” che è riuscito a mantenere fino all’arrivo.

    Nel gruppo Maglia Rosa è stato Mikel Landa a rompere gli indugi per primo, con i soli Carapaz e Hindley in grado di rispondergli e Almeida spettatore non pagante a 50 metri distanza. Nessuno, però, ha avuto le gambe per fare una reale differenza, con il risultato che all’Aprica si è arrivati nuovamente a giocarsi l’abbuono in uno sprint ristretto. Per capirne di più dovremo aspettare ancora. Forse domani a Lavarone… ma magari no, e ci si giocherà tutto sul filo dei centesimi nella crono di Verona. Una contesa tiratissima: il primo che molla un centimetro perde il Giro d’Italia.

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