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    Contro tutto e tutti

    22/05/2022

    Giulio Ciccone oggi ha deciso di riscuotere il conto in sospeso che aveva col ciclismo. Nell’ultimo anno l’abruzzese si è visto bruscamente tarpare le ali dalla dea bendata, proprio quando, invece, stava cercando di spiccare il volo verso una nuova dimensione di corridore. Si è preso due volte il covid, ha dovuto combattere diversi acciacchi fisici e ogni volta ricominciare a costruire la sua condizione atletica.

    Nel 2021 ha abbandonato il Giro per una caduta, causata da altri, e poi ha lasciato anche la Vuelta per un’altra caduta, sempre causata da altri. In entrambi i casi, tra le altre cose, era in lotta per un piazzamento in Top 10. E in questi casi, si sa, non si tende ad analizzare la situazione, a capire come e perché, ma si guarda solo la classifica. Per l’opinione pubblica Ciccone si è semplicemente ritirato da due Grandi Giri nello stesso anno; quanto basta per considerarlo un grande bluff. Nel giro di pochi mesi, quindi, Ciccone è passato da essere considerato uno degli atleti di punta del movimento ciclistico italiano, il corridore sul quale fare riferimento per le grandi corse a tappe, per il dopo Nibali, a un corridore sopravvalutato.

    Come spesso accade in questi frangenti, non esistono le mezze misure. Da fortissimo, Giulio è diventato scarsissimo. Invece oggi il corridore della Trek-Segafredo si è rimesso in quella carreggiata che, suo malgrado, aveva dovuto lasciare fino alla settimana scorsa, quando ancora era evidentemente alle prese con gli strascichi della bronchite, della febbre alta e degli antibiotici che aveva dovuto prendere fino a pochi giorni prima dell’inizio del Giro d’Italia.

    Il crollo sulla sua salita, il Blockhaus, poteva rappresentare un colpo al morale davvero pesante; invece, Ciccone ha saputo reagire alla grandissima, regalando oggi uno show dei suoi. “Per il momento in cui arriva, questa è la vittoria più bella della mia carriera” ha detto dopo la vittoria odierna a Cogne. Un successo portato a casa di forza, con scatti e controscatti fin dall’inizio della tappa per cercare di portare via una fuga. Alla fine, è riuscito ad inserirsi nel tentativo buono e sulla salita di Verrogne ha fatto esplodere il gruppo dei fuggitivi con una serie di accelerazioni alle quali hanno saputo resistere solo Santiago Buitrago (Bahrain Victorious), Antonio Pedrero (Movistar) e Hugh Carthy (EF Education-EasyPost).

    La salita finale di Cogne non presentava molti punti in cui poter fare la differenza, se non il primo, dove infatti Ciccone ha attaccato tre volte, fiaccando la resistenza degli avversari uno ad uno. L’ultimo a cedere è stato Carthy, stroncato dall’ennesimo cambio di ritmo dell’abruzzese a circa 18 km dall’arrivo. Da quel momento in poi è stato un one man show di Ciccone, che in quei 18 km si è tolto dalle scarpe tutti i sassolini che doveva togliersi. Dopo il traguardo, un pianto liberatorio per lasciarsi definitivamente alle spalle questo biennio. Alla faccia di tutto e tutti.

    Domani il gruppo si riposa, ma martedì ci attendono Mortirolo e Valico di Santa Cristina nella Salò-Aprica. Comincia il gran finale.

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