Panoramica
Messina Città della Sicilia nord-orientale (213,7 km2 con 227.424 ab. nel 2020), capoluogo di provincia. È posta sulla costa occidentale dello stretto che da essa prende nome; una lingua di terra di forma falcata (la Penisola di San Ranieri, terminante con la Punta San Salvatore) forma un buon porto naturale. Il primitivo centro si estendeva probabilmente alle pendici del Monte Gonzaga; il nucleo classico si trovava, invece, in fondo al porto e in parte sulla Penisola di San Ranieri. Gravemente danneggiata dal terremoto del 1783 e rasa al suolo da quello del 1908, M., dopo numerose polemiche che ne misero in forse la stessa rinascita, fu ricostruita in base a un piano regolatore del 1911.
La città, dopo la consistente diminuzione della popolazione registrata fra i censimenti del 1981 e 1991, ha vissuto, a partire dall’ultimo decennio del 20° sec., una ripresa grazie alla quale, maturato un elevato livello di terziarizzazione, ha cominciato a diversificarsi, sia urbanisticamente sia nelle qualificazioni funzionali. Ha così confermato il proprio ruolo di nodo funzionale al centro della conurbazione M.-Villa San Giovanni-Reggio di Calabria, in grado di coordinare una fitta rete di flussi relazionali sui due versanti dello Stretto. Grazie al circuito autostradale siciliano, M. è inserita nella rete urbana isolana, che la salda a Catania e, quindi, al sistema metropolitano della Sicilia sud-orientale. Punto obbligato del traffico connesso con l’attraversamento dello Stretto, il porto di M. può essere definito soprattutto un porto-traghetto. L’industria è attiva nei rami cantieristico, chimico, metalmeccanico e alimentare. Al traffico portuale, espletato da un considerevole numero di compagnie navali, è legato il turismo, voce importante nell’economia cittadina. M. è sede universitaria.
La città, chiamata dagli indigeni Zancle, cioè ‘falce’, fu fondata nell’8° sec. a.C. dai Calcidesi. Dopo la battaglia di Lade (494), Ioni dell’Asia Minore (Sami e Milesi), in fuga sotto la spinta persiana, avrebbero dato seguito a un invito degli Zanclei a fondare una città nell’isola (a Caleatte), ma per suggerimento di Anassila, tiranno di Reggio, avrebbero invece occupato Zancle, approfittando dell’assenza di Scite, tiranno della città. Questa cadde poi nelle mani di Anassila, che la ripopolò con coloni dorici della Messenia. Soltanto con l’abbattimento della dinastia dei tiranni reggini (461) Zancle riebbe la libertà, ma la mescolanza delle popolazioni ioniche e doriche causò feroci lotte di parte, dalle quali emerse vincitrice la fazione dorica. Questa allora, in ricordo della regione d’origine, ridenominò la città Messana. Per aver partecipato alla guerra di Siracusa contro i Cartaginesi nel 406, fu da questi conquistata e distrutta (396). Nel 393 un’ulteriore punizione cartaginese fu scongiurata dal pronto intervento di Dionisio. Morto costui, M. appartenne successivamente nel corso del 4° sec. a Dione, Ippone, Timoleonte e Agatocle; alla morte di quest’ultimo (289) cadde in mano dei Mamertini. Questi, sconfitti da Gerone II (264), chiesero aiuto ai Cartaginesi e, in seguito, temendo di cadere in loro potere, ai Romani, che sbarcarono oltre lo stretto, costringendo il comandante cartaginese ad abbandonare la rocca. Dopo aver resistito a un ritorno offensivo di Gerone II e dei Cartaginesi, M. divenne civitas foederata. Cominciò allora per essa un periodo di floridezza, che doveva però lentamente diminuire in età imperiale.
Sede vescovile soggetta al patriarcato bizantino, dal 5° sec., fu piazzaforte di Goti e Bizantini; fu occupata dai Musulmani nell’843. I Normanni se ne impadronirono nel 1038, conquistandola definitivamente con il conte Ruggero (1060-61); da allora M. fu tra i centri maggiori della loro espansione mediterranea. In età sveva la sua fortuna non fu distrutta dalla politica assolutistica di Federico II, né dall’occupazione militare di Manfredi (1258), intesa a soffocare la volontà autonomistica della città. Contro gli Angioini, M. insorse sotto la guida di Alaimo da Lentini, partecipando alla guerra del Vespro (1282); fu perciò favorita dalla monarchia aragonese che la elevò a capitale. I primi tempi della dominazione spagnola la sostennero con l’ampliamento del porto, la fondazione della sede universitaria (1548) e il potenziamento dell’arsenale militare; ma, nel 17° sec., la crisi economica spinse la città alla rivolta contro la Spagna, allora impegnata contro Luigi XIV (1674): aiutata dai Francesi, resistette all’assedio degli Spagnoli fino al 1678. Dopo la breve amministrazione sabauda (1713-18) e asburgica (1720-34), i tentativi di Carlo di Borbone di risanare la città furono resi vani dalla peste del 1743 e poi da un devastante terremoto (1783).
Dopo esser stata centro della difesa militare siciliana contro i Francesi di Napoli (1806-15), nel restaurato regime borbonico, la città fu subordinata agli interessi inglesi, francesi e spagnoli nel Mediterraneo. M. aderì ai moti costituzionali del 1820-21 e offrì il suo aiuto a F. Pepe per la riconquista delle regioni insorte; partecipò al movimento liberale del 1821 e del 1847; nel 1848 la sua adesione alla rivoluzione palermitana fu consacrata dalla resistenza della popolazione contro il generale Filangieri. Nel 1861 M. fu l’ultimo caposaldo borbonico a cadere in Sicilia.
Distrutta dal terremoto del 1908, d’intensità pari al 10° grado della scala Mercalli, cui si aggiunse un maremoto causando circa 80.000 vittime, e ricostruita, nella Seconda guerra mondiale fu bombardata, specialmente nel corso dell’invasione degli Anglo-Americani che l’occuparono nel 1943.
Gastronomia
La Cucina Messinese è una delle più antiche in Sicilia e risente soprattutto dell’influenza greca, pur rappresentando un filone assolutamente originale. Si basa in particolare sul Pesce ed i Frutti di Mare, sui Dolci a base di mandorla, canditi e ricotta, oltre che sull’arte della gelateria, particolarmente apprezzata per le Granite.
Per quanto riguarda la Rosticceria, tra le specialità del cibo da “strada” spiccano sicuramente gli Arancini messinesi, che presentano una forma conica appuntita come nel resto della Sicilia orientale, ma hanno un ripieno a base di ragù di carne con piselli, formaggio tenero e prosciutto o mortadella, avvolto da un involucro di riso normalmente preparato con il solo zafferano.
La città di Messina condivide molti piatti con la sponda calabrese dello Stretto, mentre la cucina della provincia fa maggiore utilizzo di carni e formaggi. Il rapporto con la cucina greca emerge anche dall’importanza dell’olio extravergine d’oliva, molto più utilizzato rispetto al resto della Sicilia, anche per cucinare le fritture. Nella zona dei Nebrodi, più legata alla pastorizia, sono presenti ben tre presìdi Slowfood (Prodotti Tipici), oltre al celebre Salame Sant’Angelo di Brolo: l’olio di Minuta, il Suino nero dei Nebrodi e la Provola dei Nebrodi.
Di seguito un elenco dettagliato di prodotti tipici messinesi:
Cibo da Strada:
Arancini
Calia e simenza
Caramella
Focaccia messinese
Mozzarella in carrozza
Pidone (pituni)
San Daniele (sfoglia)
SchiacciataTaiuni (interiora di vitello arrostite)
Antipasti e Contorni
Caponata
Cucunci di Lipari
Insalata di pesce stocco
Insalta di polpo alla messinese
Pomodori secchi
Provola dei Nebrodi
Salame Sant’Angelo di Brolo
Salame San Marco
Primi
Doppiette di melanzane alla messinese (Involtini di maccheroni con melanzane e ricotta salata)
Macco di fave
Pasta con le alici
Pasta con la mollica (Pasta ca muddhica)
Pasta con le sarde alla messinese
Pasta con cavolfiore alla messinese
Pasta ‘ncaciata (pasta al forno, diffusa in tutta la provincia ma tipica di Mistretta)
Spaghetti al tonno alla messinese
Spaghetti Cozze e Vongole
Secondi
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Agnello alla messinese
Baccalà alla messinese
Braciole di carne alla messinese
Braciole di pesce spada alla messinese
Carne infornata
Ciusceddu o Truscellu
Costardelle fritte
Crespelle di neonata (novellame)
Cozze alla messinese
Falsomagro
Filetto di vitello alla messinese
Ghiotta
Impanata di pesce spada
Involtini di pesce spada alla messinese
Ntuppateddi (lumache di terra) alla messinese
Pesce spada alla ghiotta (piscispata a gghiotta)
Polpette di baccalà
Sciuscieddu alla messinese
Stocco alla ghiotta
Parmigiana
Sarde a beccaficu alla messinese
Dolci
Balò di ricotta (panzerotto fritto ripieno di ricotta di pecora)
Bianco e nero (simile ai profiteroles)
Bocconetto (Buccunettu, dolce da forno a base di zuccata, tipico di Sant’Angelo di Brolo)
Brioche col Gelato
Cannoli (cannolu – anche nella variante con crema scura di ricotta e cioccolato)
Cassata (meno dolce di quella palermitana)
Crespella di riso
Cuddura
Frutta di Martorana
Granita
Niputiddata (dolce di Natale a base di pastafrolla con fichi secchi, mandorle intere, canditi, cannella, cacao e talvolta vino cotto)
Latte dolce fritto
Nzuddi
Pane di cena
Panino al Burro
Panzerotto di ricotta (sciauna)
Pasta reale di Mistretta
Pasta squadrata
Pasticciotti (dolci con carne tipici di Patti)
Pecorella di pasta di mandorla
Pesche dolci alla messinese
Pignolata al miele
Pignolata glassata
Piparelli messinesi (simili ai cantucci alla mandorla)
Riso nero
Sfingi di carnevale alla messinese
Sfingi di riso (sfinciuni)
Sfingi di zucca gialla
Sospiri di monaca alla messinese
Spicchiteddi (biscotti natalizi speziati con chiodi di garofano e cannella, tipici delle Eolie)
Stella di Natale (con pasta di mandorla e cedro candito; talvolta preparata anche con lo stesso ripieno delle niputiddate)
Torciglione messinese (dolce fritto o al forno a base di pasta brioche, farcito con crema di ricotta e gocce di cioccolato, oppure con crema pasticcera o crema di cioccolato)
Torrone gelato
Vastidduzze (biscotti eoliani con uvetta e mandorla, tipici della festa di San Giuseppe)
Viennesi (dolci di pasta brioche, dalla forma oblunga, farciti con crema pasticcera e imbevuti di rhum)
Zeppole di riso
Zuccherate (zuccarati – biscotti ricoperti di sesamo)
Punti di interesse
I terremoti del 1783 e del 1908 e i bombardamenti della Seconda guerra mondiale hanno distrutto gran parte dei monumenti antichi, che sono stati tuttavia radicalmente ricostruiti o restaurati: il duomo, consacrato nel 1197, conserva i tre portali gotici e all’interno sculture di Goro di Gregorio (1333), di A. Gagini (1525), una cappella di G. Del Duca (1589), resti di mosaici absidali del 14° secolo. Il campanile (1933) ha un grandioso orologio astronomico. Notevoli anche le chiese restaurate dell’Annunziata dei Catalani (12°-13° sec.) e di S. Maria degli Alemanni (13° sec., per l’ordine dei Cavalieri Teutonici), le fontane rinascimentali di Orione e di Nettuno (G.A. Montorsoli) e il monumento a Giovanni d’Austria (1572), vincitore della battaglia di Lepanto. La città moderna è stata progettata (L. Borzi, 1911) sul tipo delle città a rettifilo e comprende sontuosi edifici fra cui il Palazzo Municipale (A. Zanca, 1920), il Palazzo di Giustizia (M. Piacentini, 1928), la nuova Palazzata (G. Samonà, 1930). Importante il Museo Regionale.