Panoramica
Borgofranco d’Ivrea, piccolo borgo agricolo del Piemonte, sorto verso la fine del 1200 per volontà del vescovo di Ivrea e del Marchese del Monferrato per costituire un avamposto in una zona contesa (borgo-franco) , nel corso dei secoli e con alterne vicende si è trasformato nell’attuale complesso abitato posto alla confluenza di un importante nodo stradale che collega Piemonte, Biellese, Valle d’Aosta e da lì Francia e Svizzera e sulla direttrice ferroviaria Torino-Aosta.
Anticamente da Borgofranco passavano i pellegrini che dall’Inghilterra (Canterbury) e dalla Francia partivano per raggiungere Roma percorrendo la Via Francigena. Percorso ancora attuale e molto utilizzato dal turismo lento – sostenibile.
Un territorio attraversato dal fiume Dora Baltea (affluente del Po) dove sono ancora evidenti i segni lasciati da una storia ad economia agro-pastorale: dall’antico Ricetto, quasi intatto, con la regolarità delle sue vie e l’architettura tipicamente rurale delle abitazioni composte da due o tre piani con grandi logge ad archi ed ampie “travà” per deposito fieno e sottostanti stalle, alle frazioni sparse all’intorno, ognuna con la sua chiesa spesso molto antica e un bel campanile romanico in frazione San Germano.
Ciò che distingue Borgofranco dagli altri paesi del Canavese è lo straordinario complesso dei Balmetti, architetture spontanee nate sulla base di cantine che sfruttano correnti d’aria (“ora”) a temperatura costante provenienti da cavità naturali e prodotte da eventi geo-naturali particolarissimi(paleofrana). Uno straordinario territorio caratterizzato dal fascino di un borgo antico e dalla tranquilla bellezza di un paesaggio variegato fatto di morbide colline dove natura, arte e cultura rendono interessante una visita.
Una località che apre timidamente le sue porte offrendo ospitalità e accoglienza ai turisti costantemente alla ricerca delle eccellenze. A piedi o in bicicletta è possibile percorrere la Via Francigena che attraversando il territorio comunale propone un interessante percorso potendo così ammirare i vigneti terrazzati, il complesso dei Balmetti con l’ex birrificio De Giacomi, l’antico Ricetto e il seicentesco Palazzo Marini.
Il territorio ha mantenuto nel tempo la coltivazione dei prodotti agricoli locali tramandando nel tempo le specialità eno-gastronomiche (piatti poveri della cucina contadina) : il salame, il lardo, la mocetta, il formaggio invecchiato nei Balmetti , il buon vino e i dolci tipici (canestrelli), questi ultimi consumati della Corona Inglese.
Punti d'interesse
Il BORGO DEI BALMETTI
I balmetti sono una serie di cantine naturali (se ne contano oggi oltre 200) addossate alle rocce moreniche del massiccio del Mombarone, in uso sin da tempi antichi per la conservazione. Distano circa un chilometro dal centro del paese e si estendono lungo la via Francigena per circa 500 metri formando un villaggio a sé, apparentemente abbandonato e disabitato. La peculiarità dei Balmit (dal termine d’origine celto-ligure balma (grotta), che indica il riparo sotto roccia, incavato nel monte, da cui diversi toponimi d’area alpina piemontese) è spiegata da un singolare fenomeno geo-naturale: le correnti d’aria, localmente chiamate òre (aura in latino), che spirano dalle viscere della montagna infilandosi nelle fenditure delle rocce lasciate dal Ghiacciaio Balteo, consentono di mantenere costanti, all’interno delle cantine, il tasso di umidità e la temperatura, quest’ultima attestata sui 7/8 °C in tutte le stagioni. Mitigando i freddi invernali e rinfrescando le calde estati le correnti creano un ambiente favorevole al deposito e alla conservazione delle derrate alimentari e del vino. Questi fabbricati, molto essenziali nelle forme, esempio di architettura spontanea e popolare, sono composti di norma da uno o due piani fuori terra dove il piano superiore, se presente, è adibito ad incontri conviviali e quindi attrezzato con potagè e caminetto. Lungo questo percorso magico definito “la montagna che respira” è presente “ Balmetti art – Luogo d’arte e di cultura” dove si è creato un percorso artistico lungo il sentiero di collegamento dei Balmetti di sotto con i Balmetti di sopra , la piazza degli artisti come luogo e momento di aggregazione per la comunità locale e turistica, attraverso il coinvolgimento dei giovani e delle associazioni presenti sul territorio diventando anche vetrina dei prodotti tipici del territorio attraverso eventi di degustazione, esposizione e distribuzione.
CHIESA PARROCCHIALE DELLA MADONNA DEL ROSARIO E DEI SANTI MAURIZIO E GERMANO
La chiesa venne costruita intorno alla metà del XVII secolo e restaurata appena un anno dopo. L’interno è composto dal tre navate in stile barocco, le colonne presenti sono interamente in marmo, finemente ornate. Accanto all’altare maggiore ve ne ritroviamo altri due laterali, tutti in marmo e in stile, anche questi, barocco. A lato si può ammirare il quadro dell’Annunciazione della seconda metà del 1600 del maestro Orazio Gentileschi.
CHIESA DI SANTA MARTA
L’esterno della chiesa di Santa Marta è in pieno stile medievale. Nel 1691 l’edificio subì sostanziali modifiche. Il marchese Claudio Marini morì in Borgofranco nel 1629 e fu qui sepolto adiacente al Palazzo Marini, perché in quell’epoca esercitava la funzione di chiesa parrocchiale.
LA CASCINASSA
La Cascinassa in passato è stato il luogo dove alloggiavano contadini e servitù del conte Palma, feudatario di Borgofranco d’Ivrea. Oggi è un complesso residenziale privato ma all’interno della corte è possibile ammirare una fontana a pianta ottagonale in lastre di pietra (la Paciassa) profonda e incassata, che nasconde una storia davvero interessante in quanto usata anticamente come ghiacciaia dove il ghiaccio formato veniva successivamente tagliato e depositato nel balmetto per la conservazione dei prodotti. E’ inoltre ancora visibile l’antico forno a legna in mattoni, per la produzione di pane comune.
PALAZZO MARINI
Un po’ di storia: il Marchese Claudio Marini fu investito del feudo di Borgofranco dal duca Carlo Emanuele I di Savoia, il 18 gennaio 1623. La famiglia Marini apparteneva al patriziato genovese con illustri antenati. Il marchese Claudio morì in Borgofranco nel 1629 e fu sepolto nella chiesa di S. Marta adiacente al palazzo Marini, che in quell’epoca fungeva da chiesa parrocchiale. Il complesso edilizio di Palazzo Marini occupa un lotto quasi rettangolare all’interno dell’originario borgo medievale, in prossimità della porta verso Ivrea. Si compone di una parte signorile, verso sud, e di una rustica di servizio, verso nord. La parte residenziale, la più importante, è costituita da un piano terreno, un primo piano e un sottotetto. Mancano le cantine, come nella totalità degli edifici di Borgofranco, a causa del terreno acquitrinoso. Lo scalone padronale, posto a lato dell’androne d’ingresso, mette in comunicazione il porticato con il loggiato soprastante, la scala elicoidale, contenuta nella torre cilindrica risalente all’ultimo quarto del duecento. Il Marchese Marini investito nel 1623 del feudo di Borgofranco ha acquistato un lotto di terreno con preesistenti edifici che fece ristrutturare e ampliare inserendo lo scalone e il portico con loggiato. Palazzo Marini conserva un ciclo di decorazioni murali databili al secondo quarto del ‘6oo.
(sulle pareti dello scalone, nelle quattro sale del primo piano e nel loggiato). Sulla volta dello Scalone è dipinto, tra cielo e terra, il mito di Proserpina: in basso è il pianto di Demetra, in alto il carro di Plutone che stringe l’amata tra le braccia. La grande Sala di rappresentanza, a cui si accede direttamente dallo scalone, è coperta da un soffitto a travature in legno decorate con nodi sabaudi. Sopra l’elegante camino in stucco è dipinto, a monocromo, l’incendio di Troia con la fuga di Enea. Sala delle stagioni: i putti dal corpo di pesce bifido e attorcigliato, reggono la trabeazione di una bassa struttura architettonica che corre tutt’attorno all’imposta della volta. Da quattro aperture appaiono allegorie delle stagioni. Sala dell’etica, dipinta con toni smorzati di ocra e di verde e con squillanti inserti di oltremarino e di rosso; su ogni lato scene bibliche con didascalie di commento. Sala dell’abbondanza, è sicuramente uno degli esempi più precoci del genere in tutto il Piemonte. Al centro, sulle nubi di un cielo d’oro, siede l’Abbondanza. Una simile iconografia non può essere stata ideata che in un periodo di fortuna per la famiglia Marini e deve perciò risalire alla prima metà del secolo. Il Loggiato, infine, si prolunga nella parete di fondo con la prospettiva di una galleria a sette campate. Sembra di cogliere, negli affreschi, l’intervento di almeno tre diversi gruppi di decoratori: nella volta dello scalone, nelle prime due sale e in quelle, di più alta qualità e di maggiore anticipo sui tempi, dell’”Etica” e dell’ “Abbondanza”
LA VIA FRANCIGENA E PERCORSI CICLABILI
La Via Francigena è la via maestra percorsa in passato, soprattutto all’inizio del secondo millennio, dai pellegrini in viaggio da Canterbury verso Roma, luogo del martirio dei Santi Pietro e Paolo, “alla ricerca della Perduta Patria Celeste”. Nel Canavese si trova la 45°ma delle 79 tappe dell’itinerario compiuto nel 900 da Sigerico, arcivescovo di Canterbury, e dallo stesso descritto di ritorno da Roma, dove aveva ricevuto il paramento liturgico, noto come il Pallio, dalle mani del Papa. L’arcivescovo inglese, infatti, descrisse minuziosamente il suo itinerario verso Canterbury, annotando in un diario soprattutto i vari punti di sosta. Il concentrico, le Frazioni Ivozio e San Germano e la via dei Balmetti si trovano inseriti nel percorso della Via Francigena in territorio piemontese. Lungo il percorso devozionale, i pellegrini usano sostare all’ostello di tappa per accoglienza e pernottamento. Sulla sponda destra orografica della Dora Baltea è inoltre presente la pista ciclabile della via Francigena.
LA DORA BALTEA E IL RIO ROSSO
La Dora Baltea (Deura Bàutia in piemontese), nasce in valle d’Aosta dalla confluenza, presso Entreves della Dora di Ferret e della Dora di Vény. Già particolarmente ricca d’acqua, lungo il suo percorso riceve le acque da rii minori, entra in Piemonte e attraversa il Comune di Borgofranco d’Ivrea dirigendosi verso il Po. Lungo l’asta fluviale il comune ha una proprietà che si estende per 40 ettari sulle sponde della Dora da destinarsi a parco fluviale. Un piccolo affluente della Dora, denominato Rio Rosso proveniente da una cava in collina ed ovest del concentrico rende particolarmente interessante una passeggiata lungo il fiume. Infatti il rio si presenta con una colorazione gialla (dorata) dovuta al dilavamento a monte di questi pigmenti di cava che venivano impiegati anticamente per decorare le facciate delle chiese utilizzando queste terre “povere locali”.
Strada dei Vigneti Alpini “Route des Vignobles Alpins” (I Tupiun)
A partire dal Comune di Borgofranco d’Ivrea fino al confine con la Regione Valle d’Aosta, la conca morenica è segnata da una imponente serie di terrazzamenti strappati alla montagna e coltivati a vite, dove si ergono vecchi borghi di origine medievale, con viuzze e case in pietra addossate tra loro. Questi terrazzamenti sono costituiti dall’alternanza di muraglioni a secco, con funzioni di sostegno, e di fertile terra morenica trasportata dal fondovalle. Da ogni costone s’innalzano schiere di pilastrini, in pietra e mattoni imbiancate con la calce, dalla forma tronco-conica sormontate da un «cappello» di pietra che hanno suggerito l’insolita definizione di “templi bacchici”. Sui pilastrini poggiano i graticci o pergolati che sostengono i tralci delle viti, denominati in lingua piemontese topia o tupiun che costituiscono l’aspetto più caratteristico del paesaggio. Il viaggiatore proveniente da Baio Dora verso il concentrico di Borgofranco d’Ivrea, sul lato sinistro può ammirare sulle colline di Montebuono l’architettura topiaria dei vigneti. Il vitigno per eccellenza è rappresentato dal Nebbiolo, mentre la cultivar di vite storica, e ancora oggi la principale, è la cv Picotendro, caratterizzata da grappoli piccoli e strettamente legata al terroir di produzione.
EX FABBRICA DELLA BIRRA
All’interno dei Balmetti è possibile notare un edificio che sovrasta tutti gli altri, presentandosi come un interessante reperto di archeologia industriale, meritevole di attenzione. Si tratta dello stabilimento birrario De Giacomi, chiuso da decenni, che evoca le gesta del fondatore, Luigi De Giacomi, originario di Chiavenna. De Giacomi trovò a Borgofranco un fenomeno di cantine naturali dove spira un’aria fredda, proveniente da fenditure nella roccia dette ore, che mantiene costante la temperatura. Proprio tra i Balmetti il De Giacomi decise d’impiantare la sua fabbrica di birra, sfruttando le cantine naturali per la conservazione del prodotto. Nel 1913 la Fabbrica di Birra Fratelli De Giacomi di Borgofranco d’Ivrea produceva 12.000 ettolitri di birra a bassa fermentazione e impiegava 60 operai. Nel 1928 si producevano 7.600 ettolitri di birra su un totale italiano di 1.100.000 ettolitri prodotti da 62 birrerie. Lo stabilimento già nel 1880 poteva contare su una ghiacciaia di 1.000 mc di ghiaccio naturale.” La fabbrica di Birra Fratelli De Giacomi rimane attiva fino al primo dopoguerra, sfruttava proprio le caratteristiche dei Balmetti nel processo di produzione della birra.
PANCHINA GIGANTE – BIG BENCH COMMUNITY
La panchina gigante verde-blu, numero 184, del territorio di Borgofranco d’Ivrea è collocata in Località Montebuono in un punto panoramico e contemplativo raggiungibile con una breve passeggiata a piedi tra le vigne.
STABILIMENTO IDROTERAPICO
La grande villa costruita dalla famiglia De Giacomi verso fine 800, immersa nel verde, fu stabilimento idroterapico. Nel 1880 durante i lavori di estrazione di minerale in galleria nella Frazione Biò (concessione dei De Giacomi) si scopre in corrispondenza del centro idroterapico una sorgente di acqua arsenicale che desta grande interesse dal punto di vista medico : in seguito all’analisi delle acque, quella di Borgofranco d’Ivrea, viene valutata come “la migliore delle acque arsenicali”, quindi perfetta per cure delle malattie del sangue, delle vie respiratorie, della pelle, dell’intestino e del sistema nervoso. Lo stabilimento di imbottigliamento acque minerali nei primi del 1900 viene ampliato e abbellito fino al 1936 quando la proprietà vende le aziende.
PARCO DEI 5 LAGHI D’IVREA
I Cinque Laghi della Serra – Sirio, Pistono, Nero, di Campagna, San Michele – sono sparsi su un’area di circa 10 Km quadrati intorno alla città di Ivrea. Il Lago Nero di Borgofranco d’Ivrea è alimentato principalmente dalla pioggia ed è caratterizzato da una suggestiva isoletta nella parte meridionale. Il suo nome deriva dal colore scuro dell’acqua, derivante dalla fitta vegetazione che lo circonda.
SCUOLA DI PARAPENDIO CLUB CAVALLARIA
Il Parapendio in Cavallaria è una disciplina di volo libero praticata fin dagli anni 80. Il decollo avviene da Cima Cavallaria a quota 1446 m slm., dalla Casette a quota 1300m slm, dalle Felci a quota 920m slm e da san Giacomo di Andrate. Il campo di atterraggio è collocato sul territorio di Borgofranco d’Ivrea in Frazione Baio Dora (tra il Comune di Lessolo e Baio Dora). Numerose sono le manifestazioni praticate, in quanto considerato un percorso interessante a livelli internazionali.