Come nasce un’eccellenza dell’agricoltura? Si affida a una natura incontaminata e punta su coltivazioni ecocompatibili. Il risultato è una golosità che ha già conquistato i gourmand di tutta Italia. E ora punta a sedurre i bike lover.

Si chiamano Désirée, Marabel, Agria e Nicola e sono uno dei prodotti ufficiali del Giro d’Italia 2023. Crescono in un Parco Nazionale sfiorato dalle nuvole e dopo aver percorso centinaia di chilometri finiscono sulle nostre tavole, con l’approvazione di medici dello sport e nutrizionisti, visto che contengono pochissimi grassi, ma sono ricche di proteine, calcio e vitamina C. Ma in un futuro forse non così lontano, potrebbero accoccolarsi persino nelle tasche degli appassionati della bicicletta.

Sono le patate della Sila IGP, tanto uniche che persino l’Unione Europea si è accorta di loro, assegnandogli il riconoscimento di Indicazione Geografica Protetta. Buonissime dopo un tuffo nell’olio bollente o nella tradizionale versione calabrese “pasta e patate al forno”, ma anche sane, come dicevamo. E prive di segreti, grazie a un sistema di tracciabilità semplicissimo. Su ogni confezione è presente un QR Code che permette di ricostruire la loro storia attraverso una serie di contenuti multimediali: basta inserire il codice lotto evidenziato sull’etichetta per scoprire di che pasta sono fatte, ovvero le loro caratteristiche organolettiche, ma anche il certificato che attesta l’assenza di residui, l’azienda da cui derivano o il fazzoletto di terra dove sono state coltivate. E qui sta l’unica ‘controindicazione’: scoprire da dove vengono fa venire voglia di partire.

Le patate della Sila IGP, infatti, crescono sull’altopiano omonimo, un paradiso di 1700 chilometri quadrati, incastonato nel cuore della Calabria, tra le province di Cosenza, Catanzaro e Crotone. La semina, in terreni ricchissimi di potassio, avviene tra maggio e giugno, quando i prati si punteggiano di fiori multicolori, mentre il periodo di raccolta è tra fine agosto e novembre, quando i boschi di abeti, faggi e aceri si accendono dei colori del foliage. Le coltivazioni sono distribuite a un’altitudine media di 1200 metri (non a caso, si fregiano dell’indicazione di qualità ‘Prodotto di Montagna’), vegliate da cime che raggiungono anche i 2000 metri. Ed è proprio l’alta quota a garantire a questo prodotto d’eccellenza la sua genuinità. Le precipitazioni nevose, infatti, danno origine a fiumi e sorgenti di acqua purissima, che fanno la gioia degli agricoltori. Inoltre, le forti escursioni termiche tra il giorno e la notte permettono di  conservare il raccolto e di proteggerlo dagli attacchi dei parassiti senza l’utilizzo di trattamenti chimici.

È così dall’800, quando per le famiglie di contadini che abitavano questa terra la patata era la principale fonte di sostentamento. Loro mai si sarebbero immaginati che a distanza di secoli questi tuberi sarebbero diventati un prodotto protetto. Merito del Consorzio PPAS, che raggruppa ben 80 agricoltori, e del Consorzio di Tutela Patata della Sila, che oltre a far applicare i Disciplinare di Produzione, si occupa della promozione di questa prelibatezza agroalimentare. Nel segno della tradizione sì, ma anche dell’innovazione. Nel novembre scorso, grazie a una collaborazione con l‘Università della Calabria, è stato presentato il progetto Apoc: il prototipo di una barretta energetica a base di sottoprodotti della lavorazione delle patate. Gli amanti della bike, e dello sport in generale, potrebbero avere presto questo spicchio selvaggio di Calabria a portata di mano.