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Sulle ali di una Nuova Aria

09/05/2021

Giro d'Italia 2021 | Tappa 2 - Reporter per un giorno

Il Giro d’Italia visto da una prospettiva speciale: quella degli studenti selezionati attraverso il progetto “Reporter per un giorno”, che hanno vestito i panni di aspiranti cronisti e fotografi per raccontare – dal loro punto di vista –  come le loro città abbiano vissuto il passaggio della corsa. Il progetto – promosso da RCS Sport con il supporto de “La Gazzetta dello Sport” – si rivolge alle scuole secondarie di secondo grado delle province toccate dal Giro d’Italia. 

 

La lunga corsa dei ciclisti è appena iniziata e il grande stormo inaugura la seconda tappa insinuandosi nella vasta e variopinta pianura piemontese: si slanciano subito in fuga dal gruppo di ombre in corsa tre augelli solitari: il loro volo leggiadro si esibisce in un’ondeggiante ascesa verso il cielo cinereo: una spettacolare coreografia, tra coesioni e allineamenti.

Le biciclette slittano veloci sull’asfalto e attraversano i campi e le risaie rigogliose, le stesse in cui le mondine del dopoguerra erano intente alla monda delle piante del riso: oggi tuttavia, non ci sarà il “Riso Amaro” ad accogliere i ciclisti, ma il dolce gusto dei celebri Camporelli novaresi: è emblema di questo poetico ossimoro il “glykypikron”, il dolceamaro saffico.

Gli sguardi tendono oltre la linea dell’orizzonte, si spingono là dove solo i loro cuori ardimentosi osano inoltrarsi.

Procede l’incessante movimento dello stormo, da ordine a disordine, da caos a còsmos, come il filosofico ciclo eterno delle “forze empedoclee” di amore e odio in lotta continua per prevalere l’una sull’altra.

Fa capolino il sole attraverso strati e cumoli passeggeri, nuvole cenerine del Monferrato; sporadiche folate di vento rallentano l’ascesa per i dolci pendii, per i lievi declivi che si alternano senza fine. Ha inizio il simposio dei ciclisti ed ora a riempire i crateri dei convitati è il mosto fermentato dell’uva del Nebbiolo e del Barbera.

Domina un dantesco “aere senza stelle” che accompagna l’onirico viaggio dantesco tra i regni ultraterreni degli inferi e della beatitudine, Inferno e Paradiso. Forse oggi sono proprio le biciclette del Giro a congiungere con il loro “filo rosa” i borghi italiani; forse è il ciclismo la vera soluzione all’utopia politica del Sommo Poeta: forse sono proprio i centoottantaquattro corridori del Giro che avrebbero vinto pedalando il particolarismo comunale contro cui tanto lottò Dante nella Sua Italia; sono loro ad unire i cuori di tutti gli italiani dipingendo traiettorie, cantando melodie uniche e tessendo una fitta trama inestricabile; sono loro gli esperti tessitori che filano al fuso, che come rapsodi, cuciono storie, intersecano i loro robusti fili, lasciando incantati gli spettatori attoniti.

Sfrecciano sempre più veloci i cerchioni, si scaldano per la volata finale: sono gli ultimi instanti di un lungo viaggio che attraversato il verde polmone piemontese. In lontananza, la tenue ombra della Cupola di Antonelli, che domina sulle strade che circondano la città di Novara. Risuona morbido il fischio sibilante delle ruote tra le vie del centro. Penetra fino in fondo al pozzo centrale dell’ameno “hortus” della Canonica: nell’incertezza del clima funge da barometro per la gente che passeggia la colonna marmorea sul suo lato destro: è l’incanto surreale di una pietra di color cangiante che segnala se a vincere sarà il caldo sole o le fitte gocce della pioggia.

Quando tagliano il traguardo gli “augelli” della corsa, tutti sono investiti da una nuova sensazione che a Novara non si provava da cinquantatré anni e ora torna a sconvolgere gli animi: la metafora filosofica dell’incessante scontro tra il dolce e l’amaro, tra l’odio e l’amore domina ogni pedalata, ogni giro delle ruote ardenti sulla “dritta via”, ma sappiamo tutti che a trionfare sarà l’Amore Infinito di uno sport che continua a stupire, che, come la nostra città, porterà sempre una Nuova Aria.

 

Luca Paracchini, Liceo Classico Carlo Alberto di Novara

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