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Ravenna-Verona. Tornare a casa

21/05/2021

Ravenna-Verona, tornare a casa. Tappa 14

Oggi era la più dantesca delle tappe di questo Giro che celebra i 700 anni dalla morte dell’autore della Divina Commedia.

Si partiva da Ravenna, che custodisce la tomba di Dante, e si arrivava a Verona, dove il Poeta fu accolto subito dopo l’esilio: “Lo primo tuo refugio e ‘l primo ostello” come fece dire a Cacciaguida nel XVIII del Paradiso.

Ma questi 198 km erano anche l’occasione per ricordare, con il Traguardo Volante di Bagnolo San Vito, Learco Guerra, detto “la locomotiva umana”, il primo ad indossare la Maglia Rosa giusto 90 anni fa.

Lo fece proprio a Mantova, sua città natale, dominando la prima volata del Giro del 1931.

 

L’uomo più atteso quell’anno era Alfredo Binda, chiamato “l’invincibile”.

Al punto che nell’edizione del 1930 fu cortsemente pagato dagli organizzatori per non presentarsi: troppo forte per chiunque, troppo scontato il risultato.

La prima tappa Milano-Mantova percorreva le terre d’infanzia di Guerra, che solo pochi anni prima tra quei campi pedalava per andare a lavorare.

Quel giorno invece era lì per gareggiare contro i migliori corridori del mondo, indossando la maglia tricolore di Campione Italiano.

Finì in volata, la “locomotiva umana” battè “l’invincibile” e con lui iniziò la leggenda della Maglia Rosa.

 

Come detto oggi si arrivava a Verona, che oltre ad aver accolto Dante dopo l’esilio è anche la città natale di Elia Viviani.

Giusto ieri il velocista della Cofidis aveva saputo di essere stato scelto come portabandiera azzurro alle Olimpiadi di Tokio, primo ciclista a ricevere quest’onore, e sperava di festeggiare come meglio non avrebbe potuto: vincendo la sua prima tappa in questo Giro accolto dal calore della sua città.

Dunque mette subito la squadra a tenere sotto controllo i tre fuggitivi, che poi sono sempre i soliti.

Samuele Rivi (EOLO-Kometa), Umberto Marengo (Bardiani-CSF-Faizanè) e Simon Pellaud (Androni-Sidermec); gli ultimi due si sono spinti talmente avanti nel contendersi la classifica dei fuggitivi e quella dei Traguardi Volanti che ormai non possono più smettere. Quando scatta uno parte anche l’altro, cosa che peraltro capita praticamente ogni giorno.

Si tratta di classifiche minori, certo, ma che garantiscono comunque una premiazione sul podio finale di Milano, e per queste piccole squadre non è poco.

Assieme a Viviani anche gli altri velocisti piazzano un uomo in testa al gruppo e così le ore passano, con i tre davanti a navigare in un mare di pianura e quelli dietro a tenerli sempre lì, a un tiro di ruote.

Vengono ripresi a 7 km dall’arrivo, giusto quando non si poteva aspettare più.

Il finale è ampio e rettilineo, ideale per sprinter puri come Groenewegen, che infatti negli ultimi 2 km è portato in testa dai compagni di squadra.

Tra questi c’è Edoardo Affini, mantovano come Learco Guerra, che è da poco transitato sulle strade di casa e allora ai 600 metri dall’arrivo lascia lì il capitano e parte, guadagna un certo margine e dopo il secondo posto alla cronometro di Torino accarezza per qualche momento il sogno di vincere una tappa nella sua terra.

Ma dietro non stanno fermi.

Il primo a rispondere è Gaviria che però vede subito arrivargli in scia Nizzolo.

Il Campione Italiano ed Europeo lo salta, raggiunge anche Affini e poi continua, e poi nessuno riesce più a raggiungerlo fino alla linea del traguardo.

Affini finisce 2°, Sagan 3°, Gaviria 4°.

 

Sarebbe stato bello oggi raccontare come Elia Viviani abbia festeggiato l’onore di essere stato scelto come portabandiera azzurro vincendo a Verona, accolto dal calore della sua città.

Sarebbe stato perfetto, ma oggi Viviani è arrivato 9°.

Invece quel che c’è da raccontare è la storia di Giacomo Nizzolo, che dopo il record di piazzamenti senza vittorie (11 secondi e 5 terzi posti) ha spezzato l’incantesimo e si è finalmente aggiudicato la sua prima tappa al Giro d’Italia.

Da Campione Italiano, come Guerra nel 1931.

Anche questo, tutto sommato, è un modo di tornare a casa.

E forse è una storia ancora più bella.

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