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Cronisti per un giorno

05/10/2020

Lapilli rosa sull’Etna

«L’Italia senza la Sicilia, non lascia nello spirito immagine alcuna. È in Sicilia che si trova la chiave di tutto». È con queste parole del romantico Goethe, cariche di sano patriottismo, che vogliamo introdurre questa terza tappa del giro d’Italia, esperienza sportiva tra le più rappresentative del nostro Paese. Non si tratta infatti di una semplice corsa ciclistica, ma, soprattutto, di un’occasione per rivelare al grande pubblico la bellezza di una terra – l’Italia – con un patrimonio artistico, storico e naturale unico al mondo.
A far da cornice alle prime quattro tappe dell’edizione 2020, la 103° della corsa rosa, è stata la perla del Mediterraneo, la Sicilia, isola dall’ineludibile fascino mitico, crogiolo di popoli e culture diverse, susseguitesi nell’arco del tempo. La terza tappa è partita da Enna, città dell’entroterra siculo, radicata su un’altura che sfiora i 1000 metri, per poi concludersi sull’Etna, a quota 1800 metri s.l.m.
I grandi protagonisti dell’evento hanno pedalato attraverso distese profumate di agrumeti e vigneti, sfidando le ripide salite di “Mungibeddu”, l’Etna, rifugio dei ciclopi di Omero e del filosofo Empedocle, che, persuaso di essere immortale, osò affrontarne la forza vulcanica, gettandosi nel cratere centrale: non ne rimase che un sandalo!
Il Giro rappresenta la combinazione di luoghi e tradizioni diverse tra loro: dal piacentino ennese al vino DOC di Etna-Nord, dal bianco della pietra argillosa al nero della lava che sovrasta Linguaglossa, famosa per il sapore unico della salsiccia al ceppo e per il panorama innevato di Piano Provenzana, meta sciistica tra le più ambite dell’Etna.
Vedere sfrecciare campioni del ciclismo del calibro di Nibali, Ganna, Yates e Sagan lungo le strade del mio paese, rivestite di rosa, ha sfiorato in me corde emotive ancora inesplorate, che vibrano al suono del passaggio delle biciclette, dell’applauso del pubblico estasiato; per la prima volta ho avuto la possibilità di visitare la sala stampa del Quartier Tappa del Giro, ammirare da vicino la bellezza di un agonismo sano e leale, in cui è proprio il gioco di squadra a far la differenza. Gesti come quello di Coppi e Bartali, nel giro di Francia del 1952, sembravano replicarsi davanti ai miei occhi, risvegliando i valori cardine dello sport agonistico: il passaggio di quella borraccia ha ancora molto da insegnare ad un mondo intriso di egoismo e sete di vittoria individuale!
Non possiamo non apprezzare tutto questo, non possiamo trascurare quanto sia significativo l’espletarsi delle prime tappe del Giro d’Italia proprio nella “terra del sole”: che possa essere un segno di ripresa per il nostro Paese, ancora spossato dalle conseguenze dell’epidemia da Covid-19, in modo da tornare a guardare con fiducia ad un futuro che – ne siamo certi – continuerà a riservarci motivi di speranza!

Eleonora Vecchio
(Progetto Cronista per un giorno)

 

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