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Perugia-Montalcino, la polvere del Giro

19/05/2021

“La polvere del Mondo” è un classico della letteratura del ‘900, e racconta il viaggio di due ragazzi dalla Svizzera all’Oriente attraverso i Balcani, l’Anatolia e la Persia; un viaggio alla scoperta dell’ignoto, alla scoperta di se stessi.

Anche la tappa di oggi racconta la storia di due ragazzi, due giovani corridori che negli sterrati verso Montalcino hanno scoperto qualcosa in più su loro stessi e sul proseguo del loro Giro d’Italia.

 

La Perugia-Montalcino era attesa da tutti e temuta da molti, non tanto per i 2400 metri di dislivello, nè per i 162 km di lunghezza – poca roba, a questi livelli.

Quello che spaventava erano i quattro settori di strade bianche, 35 km spettacolari quanto infidi, emozionanti quanto indecifrabili, e tutti raccolti nel finale.

 

Come parte la tappa scattano in diversi, prima cinque, poi due, poi altri quattro.

Dapprima il gruppo si allunga in fila indiana uscendo da Perugia, sembra una nuova giornata di lotta tra gli attaccanti e il plotone, un altro braccio di ferro che alza la media oraria e ingolfa le gambe.

Poi all’improvviso dietro si quietano, calano il ritmo e lo stress, i corridori si allargano su tutta la carreggiata con un linguaggio del corpo che sta universalmente a significare che ok, la fuga può andare.

E davanti vanno.

Sono in 11: Lawrence Naesen (AG2R Citroën), Dries De Bondt (Alpecin-Fenix), Enrico Battaglin (Bardiani-CSF-Faizanè), Francesco Gavazzi (EOLO-Kometa), Simon Guglielmi (Groupama-FDJ), Taco van der Hoorn (Intermarché-Wanty-Gobert), Harm Vanhoucke, Roger Kluge (Lotto Soudal), Bert-Jan Lindeman, Mauro Schmid (Qhubeka-Assos) e Alessandro Covi (UAE Team Emirates).

Si danno cambi regolari procedendo in doppia fila come fossero una squadra sola, anche se poi sono di nove formazioni diverse.

Guadagnano 2’ dopo 10 km, 4’30’’ dopo 15, 5’30’’ dopo 20, 7’30’’ dopo 30.

Dopo 40 km hanno 10’ di vantaggio.

 

Dietro non si dannano l’anima.

Ai primi della classifica generale può far comodo che siano altri a giocarsi tappa e relativi secondi di abbuono, togliendo a loro almeno uno dei fattori di stress in questa tappa che insidiosa per un’infinità di motivi.

Per i primi 90 km non c’è molto da respirare se non attesa, e la fuga arriva a guadagnare fino a 14’35’’.

Il gruppo si avvicina al primo settore di sterrato con i treni dei big schierati uno affianco all’altro.

Dapprima prevale una specie di cauta inquietudine, come se un granello di timore si fosse già depositato sulla corsa prima ancora di entrare nello sterrato, come fossero tutti attratti da una forza alla quale preferirebbero però sottrarsi – come dev’essere avanzato Ulisse verso le sirene, o verso le Colonne d’Ercole.

Poi la realtà agonistica vince sul timore e la velocità cresce sempre di più, si tira come per lanciare una volata, la Ineos con Ganna prende il comando delle operazioni e a quel punto, a 70 km dalla fine, la polvere del Giro arriva davvero.

Avvolge tutto e tutti, ma un po’ di meno chi sta davanti e un po’ di più chi sta dietro.

Tra questi, si registra fin da subito il secondo in classifica, Remco Evenepoel.

 

Ganna se ne accorge e continua a forzare in discesa prendendosi anche dei rischi, che però quando il primo settore termina danno i loro frutti.

Il gruppo si è spezzato e nella prima parte del gruppo sono rimasti ventuno, tra cui molta Ineos con Bernal, la Trek con Nibali e Ciccone, la Movistar con Soler, Bardet, l’ex Maglia Rosa Valter e la Maglia Ciclamino Sagan.

Hanno 30’’ sugli inseguitori dove ci sono, tra gli altri, Evenepoel e Vlasov.

Tutto ciò quando al traguardo mancano ancora 60 km e, soprattutto, altri tre settori di strade bianche.

La fuga intanto ha perso terreno, ma può ancora godersi oltre 9’ di vantaggio.

Nel successivo tratto in asfalto il gruppo di Evenepoel, grazie soprattutto al lavoro della Deceuninck-Quick Step, riesce a riportarsi sul quello di Bernal; primo pericolo scampato per il belga, tutto da rifare per Maglia Rosa & co.

Nel secondo tratto di sterrato (il più lungo, quasi 15 km) la polvere di deposita fra gli ingranaggi di Martin e Formolo che si staccano dai migliori.

E mancano ancora 45, lunghissimi, km all’arrivo.

Nel frattempo tra i fuggitivi si avvantaggiano Covi e Guglielmi, poco dopo vengono ripresi ma il corridore dell’UAE sembra tra i più brillanti della fuga.

Terzo e penultimo settore di sterrato.

Appena inizia la squadra della Maglia Rosa ricomincia la sua tattica di oggi: fare a tutta le discese per mettere in difficoltà Evenepoel, che infatti perde subito posizioni e poco dopo si stacca.

Vede lì la coda del gruppo a 30, 50 metri, ma non ha più compagni di squadra e pare navigare in un braccio di mare che si allarga sempre di più.

Anche Bernal resta senza compagni, ma sembra la controfigura felice del giovane belga: rimasto solo si mette in testa a tutti e forza, spinge, attacca.

Evenepoel perde 20’’ che in breve diventano 30, e ancora di più quando Moscon torna davanti a dar man forte al capitano.

Almeida raggiunge il capitano che lo segue per qualche centinaia di metri ma poi sembra dirgli Vai, salvati almeno tu, e inizia a naufragare in un mare di polvere.

Poi per fortuna lo sterrato finisce, Evenepoel ritrova Almeida e si mettono ad inseguire i migliori, distanti adesso più di 1’.

La fuga intanto è nell’ultimo tratto di strade bianche, 5 km che portano al secondo passaggio sul Gpm di Passo del Lume Spento.

Covi, Schmid e De Bondt forzano e stavolta riescono a fare la differenza. Pare proprio che la tappa se la giocheranno loro tre.

6’ dopo all’ultimo settore ci arriva anche gruppo, Soler alza il ritmo, soffrono in tanti ma certo non Bernal che incalza e dà il cambio e nemmeno Vlasov, che accelera anche lui.

Buchmann, Caruso, Carthy, Ciccone e Nibali appena dietro, ma poco dopo si riportano sugli altri.

Si riforma così un gruppetto di una quindicina di corridori; quelli che, almeno oggi, sono i più forti.

 

10 km all’arrivo, in testa sono rimasti solitari Covi e Schmid.

Evenepoel insegue sempre alla ruota di Almeida sempre a circa 1’ dagli altri, ma da qualche minuto ha iniziato a piovere e la polvere pare sembrargli ora meno totalizzante, meno feroce.

Da qui in avanti solo salita e poi gli ultimi 4000 metri in discesa fino a Montalcino.

Lungo il Gpm nel gruppo Maglia Rosa attacca Buchmann, sono tutti al limite e più degli altri lo è Nibali che scivola indietro e poi cede. Lo seguono in breve tempo Soler e Ciccone.

Sono rimasti in otto, di cui tre della EF Education-Nippo di Carthy.

Evenepoel segue a 1’30’’, ma la pioggia è finita e anche se ora siamo sull’asfalto la Maglia Bianca pedala con le spalle, più di rabbia che di gambe, e a tratti perde anche le ruote dell’angelo custode Almeida.

A 5 km dal traguardo la coppia di testa mantiene 4’40’’.

In vista del Gpm ci prova Vlasov e lo segue solo Bernal che oggi appare in stato di grazia, impermeabile allo sterrato, alle forature, a tutto. Contrattacca e se ne va.

Riprende Buchmann al cartello dei -4 km e proseguono assieme.

Davanti nel frattempo Covi e Schmid entrano nel centro di Montalcino. Saranno loro due a giocarsi la tappa in volata.

Partono entrambi lunghissimi, è un testa a testa che pare non finire mai, ma a un certo punto lo striscione del traguardo deve pur arrivare e quando arriva il primo ad attraversarlo è Mauro Schmid, che precede un comunque splendido Alessandro Covi di due biciclette.

Prima vittoria da professionista per il ventunenne della Qhubeka Assos, che aveva saputo di essere stato selezionato per il Giro solo due settimane prima della partenza, e oggi si ritrova ad alzare le braccia sotto i riflettori del mondo.

 

Mentre lo svizzero festeggia Bernal continua a spingere in discesa assieme Buchmann, poco più dietro Vlasov che insegue solitario.

Il colombiano non lascia un millimetro, sul rettilineo d’arrivo fa la volata, supera Buchmann e si gode una giornata trionfale. E una Maglia Rosa sempre solida, sempre più sua.

Guadagna 23’’ su Vlasov, il migliore dei battuti.

26’’ su Caruso e Yates, 32’’ su Carthy, 1’47’’ su Ciccone e 1’58’’ su Soler e Nibali.

Soprattutto, guadagna 2’08’’ su Evenepoel, che stamattina lo tallonava a solo 14’’.

 

Il podio della nuova classifica recita:

1° Egan Bernal

2° Aleksandr Vlasov a 45’’

3° Damiano Caruso a 1’12’’

 

La tappa di oggi ha detto molte cose, ed è impossibile riassumerle tutte.

Soprattutto però ha raccontato la storia di due ragazzi, due giovani corridori che negli sterrati verso Montalcino hanno scoperto qualcosa in più su loro stessi e sul proseguo del loro cammino nella Corsa Rosa.

 

Nelle polvere del Giro Bernal ha trovato altre certezze, nuove conferme e grande fiducia per le tappe che verranno.

Evenepoel invece ha reincontrato fantasmi che sperava sopiti, ha perso pazienza, minuti e cinque posizioni in classifica generale.

 

Ma stasera si laverà via tutto, rabbia, stanchezza e polvere, e da domani per lui inizierà un altro Giro d’Italia.

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