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Il Giro d’Italia 2021 raccontato in 7 momenti

31/05/2021

Ce ne sarebbero molti altri, naturalmente.

Ma tutti non era possibile, abbiamo dovuto decidere e ne abbiamo scelti 7. 

Quelli secondo noi più iconici, più rappresentativi, quelli che messi in fila raccontano meglio degli altri questo Giro d’Italia. 

 

 

I. La vittoria di Filippo Ganna alla crono d’esordio di Torino

Ganna arrivava alla prima tappa come favoritissimo, avendo vinto le ultime tre cronometro al Giro e indossando la maglia di campione del mondo.

Eppure nelle ultime gare di preparazione non era andato come tutti si aspettavano: un terzo posto qui, un secondo lì, e tanto era bastato per muovere qualche dubbio.

Alla partenza di Torino Ganna si trovava perciò circondato da due diverse pressioni, uguali e contrarie.

Da una parte doveva vincere in quanto favorito.

Dall’altra per fugare i dubbi che negli ultimi tempi si erano mossi in qualcuno, e forse anche un po’ in lui. 

Non una posizione comodissima. 

 Ma Filippo Ganna non c’ha pensato, ha corso e ha vinto, indossando la prima Maglia Rosa del Giro 2021.

Poi nei giorni successivi ha continuato il suo solito lavoro, per lui normale eppure straordinario, in pianura/salita/discesa in difesa e supporto della squadra.

Fino ad aggiudicarsi anche l’ultima tappa di Milano, stabilendo il record di cinque cronometro consecutive al Giro d’Italia.

Chapeau.

 

II. Taco van der Hoorn a Canale, per tutti i fuggitivi

Questo video racconta dell’inattesa quanto bellissima impresa di van der Hoorn a Canale.

Quando ormai sembrava che il gruppo dovesse riprenderlo, lui solo contro tutti, dopo 190 km di fuga, su e giù per le colline del Monferrato e delle Langhe, lui solo a resistere alle squadre dei velocisti che lo rincorrevano furiose – quando sembrava che dovesse perdere e invece ha vinto.

Vuol anche essere un omaggio a tutti i coraggiosi e gli attaccanti di questo Giro, in cui in 10 tappe su 21 al traguardo sono state premiate le fughe.

Dovevamo sceglierne una e abbiamo scelto la prima. La meno attesa, e forse la più bella.

 

III. Bernal, tappa e Maglia Rosa

9^ tappa, arrivo in salita sullo sterrato di Campo Felice.

Egan Bernal era già sembrato attentissimo fino a quel momento. Sempre nelle prime posizioni del gruppo, sempre davanti, anche nell’arrivo in quota di Ascoli nella 6^ frazione.

Ma è qui, sugli ultimi durissimi 1500 metri di ghiaia che assomigliano più ad una pista da sci che ad una strada, che Bernal ha dimostrato di essere, semplicemente, il più forte.

Conquista la sua prima tappa al Giro e indossa la sua prima Maglia Rosa. 

Non la lascerà più.

 

IV. Il debutto di Evenepoel

In questo video si vedono Evenepoel e Bernal che sprintano al Traguardo Volante di Campello sul Clitunno, nella 10^ tappa L’Aquila-Foligno.

In quel momento sono 1° e 2° in classifica generale e ci sono buoni motivi per credere che siano i favoriti per la vittoria finale.  

Lo credono anche loro, infatti si dannano l’anima per guadagnare anche solo pochissimi secondi di abbuono. 

Per dire, con questa volata che impegna le squadre in 3 km di folle velocità Evenepoel recupererà un secondo, uno solo, sulla Maglia Rosa. 

Eppure allora sembrava che tutto potesse essere determinante.

Poi è andata diversamente.

Da lì in poi Evenepoel – che tornava alle corse dopo l’incidente dell’agosto scorso – ha iniziato a perdere non più secondi ma minuti già sullo sterrato di Montalcino, poi altri sullo Zoncolan e ancora di più nella tappa di Cortina, prima di ritirarsi in seguito ad una caduta.

Eppure è stato bello vederlo esordire qui al Giro nella sua prima gara di tre settimane – lui considerato da tutti il predestinato, il nuovo faro del ciclismo moderno, il dominatore del futuro, dimenticando che è solo un ragazzo di ventun’anni. 

Ce la ricorderemo tra qualche anno questa prima volta di Evenepoel, con l’affetto con cui si ricorda la bozza di un disegno quando poi, tempo dopo, si ha davanti il capolavoro.

 

V. Bernal e Martinez

Il momento più difficile di Bernal a questo Giro e per alcuni versi anche il più bello.

Si sta salendo sulle ultime rampe di Sega di Ala, Yates ha attaccato e con lui Almeida, e per la prima volta dalla partenza di Torino la Maglia Rosa si scopre vulnerabile.

Dapprima risponde come ha sempre fatto, sembra debba scattare da un momento all’altro.  

Invece a poco a poco appare più sofferente, rallenta e poi si stacca.

Lo raggiunge il suo compagno Martinez che lo aspetta anche quando il capitano non riesce nemmeno a tenere la sua ruota, anche e soprattutto quando Bernal sembra naufragare. 

Ma non si limita a questo come farebbe qualunque gregario: si gira ad incitarlo con i gesti e con la voce, come fosse – e in effetti lo è –  il suo primo tifoso.

Quel giorno Bernal perderà solo 53” da Yates, un distacco che sarebbe potuto essere il doppio o il triplo senza l’intervento, le gambe e il cuore di Martinez. 

È quel giorno che Bernal, probabilmente, ha vinto il Giro d’Italia.

 

VI. Caruso e Bilbao

Ultima tappa in linea, ultimo arrivo in salita, ultima vera occasione per provare a sovvertire la classifica prima della cronometro conclusiva.

Damiano Caruso, 2° in classifica generale, è in fuga da oltre 50 km assieme al compagno Bilbao e sta guadagnando una trentina di secondi da tutti gli altri.

A 6,5 km dall’arrivo di Alpe Motta Bilbao non ce la fa più e si sposta.

Caruso si prende il tempo di dargli due pacche sulla schiena per ringraziarlo e poi parte, a vincere la sua prima tappa al Giro e a blindare il podio finale.

È un’immagine talmente bella e rara che sarebbe comunque entrata di diritto in questa nostra top 7, ma c’è di più.

Perché quello che racconta è tutta la storia e l’evoluzione di Damiano Caruso in queste tre settimane.

Era partito come uomo di fiducia di Landa ma dopo il ritiro dello spagnolo ha dovuto reinventarsi capitano, che è voluto dire entrare giorno dopo giorno in un mondo per lui nuovo, fare i conti con nuove pressioni e responsabilità che non aveva mai avuto in carriera.

E l’ha fatto come si vede in questo video.

Con la costanza e la forza del campione, e con l’umiltà di chi conosce la fatica e la grandezza del gregario. 

 

VII. Piazza Duomo, Milano

Ed eccoci arrivati al 7° momento, all’ultima immagine del 104° Giro d’Italia, che non poteva che essere questa.

Egan Bernal era partito da Senago con due minuti di vantaggio su Caruso, un margine che sapeva essere incolmabile.

Lungo i 30 km verso Milano ha sempre controllato, perdendo quello che immaginava di perdere, cioè poco o niente.

Poco prima dell’arrivo dalla radiolina lo rassicurano che ha solo 25’’ di ritardo e allora fa una cosa che non si vede spesso nelle cronometro, ma oggi non è una crono normale, oggi è un giorno speciale.

Sul rettilineo finale, giusto sotto il Duomo, la Maglia Rosa si prende il tempo, il lusso e la gioia di arrivare al traguardo a braccia alzate, ultimo tra i partenti e trionfatore del Giro d’Italia.

 

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