Questa è stata una giornata di specchi e dualismi, un intreccio di confini e anime che il filo della tappa ha riportato all’unità
La partenza era prevista da Grado, l’arrivo a Gorizia, che nel 2025 sarà Capitale Europea della Cultura.
Per la verità quell’anno il titolo sarebbe dovuto spettare a una città tedesca e a una slovena.
Ma Nova Gorica, la gemella slovena di Gorizia, ha deciso che sarebbe stato bello candidare assieme le due città, un tempo unite, poi separate dalla guerra, ora di nuovo legate all’interno dell’Unione Europea.
Si sono quindi presentate ai commissari preposti come fossero di nuovo (o ancora) una cosa sola, e hanno vinto.
Anche la gara è stata fin da subito all’insegna del doppio.
Appena dopo il via di Grado c’è stata una caduta con diversi corridori e la giuria ha deciso di fermare tutto per poter soccorrere gli atleti coinvolti.
Chi ha pagato di più è stato Buchmann, 6° in classifica, che è stato costretto al ritiro.
Questa tappa ha avuto dunque in sorte quindi due partenze, una a 35 minuti dall’altra.
Quando poi si riprende si capisce subito che anche oggi non ci sarà una sola corsa da seguire: infatti il gruppo non vede l’ora di riposare dalle fatiche di ieri e in vista di quelle di domani, parte una fuga e in poco tempo guadagna minuti.
Gli ultimi 85 km sono tutto un dentro e fuori tra l’Italia e la Slovenia, con un circuito da ripetere tre volte tra Cormons e lo strappo di Gornje Cerovo.