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Démare e Matera – farsi spazio

08/10/2020

A Villafranca Tirrena, l’altro ieri, Arnaud Démare ha dovuto aspettare qualche minuto per sapere di aver vinto.

Troppo poco lo spazio tra lui e Peter Sagan, troppo ravvicinati i due pneumatici, e i giudici hanno dovuto consultare il fotofinish un bel po’ prima di assegnargli la tappa.

Oggi, in una tappa senza scossoni per la classifica generale, Démare ha deciso di mettere più spazio e più aria tra sé e gli altri.

È venuto a cercarseli a Matera, dove da millenni l’aria e lo spazio li hanno trovati nel materiale meno aereo del mondo, la roccia.

Matera è considerata una delle città più antiche del Mondo.

Da più di diecimila anni i suoi abitanti hanno scavato all’interno della montagna abitazioni e stalle, cantine e chiese, tutte costruite una sopra l’altra –  un mondo rurale che fino agli anni ’50 era considerato “vergogna nazionale”, e oggi è Patrimonio Unesco.

Per i braccianti e i pastori non c’era spazio nella parte alta del colle della Civita, dove nel frattempo si andavano costruendo i palazzi nobiliari e degli alti prelati. E loro se lo sono creati rosicchiando la terra del Sasso Barisano e Caveoso, giù in basso, verso il torrente Gravina, erodendo il tufo lì dove offriva minor resistenza.

La stessa poca resistenza che hanno offerto a Démare i suoi avversari oggi.

Il campione nazionale francese è partito ai 200 metri e nessuno ha potuto nemmeno provarci: né Matthews, arrivato a quattro biciclette di distacco, né Felline, il terzo, tantomeno Sagan che è terminato ottavo.

Sono giusto riusciti a vedere un tricolore scavare un solco d’aria tra se stesso e tutti gli altri, alla ricerca di uno spazio che due giorni fa dev’essergli sembrato troppo esiguo.

Stesso risultato, ma stavolta niente fotofinish.

 

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