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Cronisti per un Giorno

20/10/2020

Se penso al Giro…

…ricordo i pomeriggi primaverili trascorsi con mio nonno che mi rapiva con le sue esperienze e i suoi aneddoti, mentre in TV Nibali, Quintana e Contador trionfavano in rosa e ci emozionavano con i loro attacchi in salita. I racconti di mio nonno erano come poemi epici: mi narrava che da bambino insieme ai suoi amici percorreva decine di chilometri in bicicletta, rimanendo poi per ore in attesa della carovana. Quelli erano gli anni di Coppi e Bartali, quando le eroiche imprese dei ciclisti, descritte alla radio e sui giornali facevano sognare gli italiani. Dopo la guerra il ciclismo rinasceva sulle righe dei giornalisti che amplificavano e vestivano di un’aurea magica le gesta dei campioni. Oggi per me è un privilegio assumere questo ruolo, le mie non saranno sicuramente parole memorabili come quelle di quei reporter, ma spero comunque di riuscire a trasmettervi la grande emozione che ho provato quando Tratnik ha sferrato il primo attacco.
Questa mattina, nella seconda tappa friulana, il gruppo con Almeida in rosa parte da Udine in direzione Madonnina del Domm, prima asperità di giornata a quota 949m. Quelle sono montagne tristemente ricordate per l’Eccidio di Porzus ma oggi la lotta per il GPM vinto da Guerreiro riesce a dipingere quelle terre di nuove tinte.
Quindi giù in picchiata verso la “Capitale longobarda” per inoltrarsi poi lungo le Valli del Natisone, tra le trincee della “Grande Guerra”, dove gli ostacoli principali sono rappresentati dal Monte Spig e da Monteaperta. Su queste rampe il gruppo dei fuggitivi composto da 28 corridori continua a guadagnare mentre Visconti rafforza la maglia azzurra vincendo entrambi i GPM. Dopodiché la carovana si dirige verso il circuito finale con la fuga ancora compatta che ormai si avvicina ai 10’ dal gruppo per affrontare il primo passaggio sul Monte di Ragogna che segna l’inizio delle prime scaramucce con Guerreiro che cerca di allungare in discesa.
Finalmente percepisco i sentimenti provati da mio nonno più di mezzo secolo fa, accompagnato dal boato dei tifosi giro lo sguardo a sinistra e vedo sbucare dalla curva Boaro che si alza sui pedali e assieme a Tratnik e i suoi più vicini inseguitori riempiono la strada come un pittore riempirebbe la sua tela. Ciclisti e biciclette sono un tutt’uno e l’opera plastico-dinamica da loro messa in scena irrompe nell’ambiente urbano di San Daniele del Friuli.
Noi geometri dell’Istituto Manzini spesso ci siamo occupati di valorizzare e riqualificare il nostro territorio, ma oggi volume e spazio sono determinati dal rapporto tra l’oggetto in movimento (il ciclista) e lo spazio circostante, superando il concetto classico di “bellezza” intesa come qualcosa di inerme e statico. I girini hanno messo in scena un’opera che trasmette agli osservatori forza positiva, energia e slancio, qualcosa che emoziona e che al tempo stesso ti trascina dentro l’opera stessa.
Secondo passaggio sul Monte di Ragogna: ancora al comando Tratnik, lasciatosi alle spalle Boaro, che scollina e spingendo il massimo rapporto si dirige nuovamente verso la “Capitale del prosciutto crudo”. Suona la campana e in testa alla gara c’è sempre il corridore della Bahrain-McLaren con 40” di vantaggio.
Ultima ascesa del Monte di Ragogna con lo sloveno che non si arrende, ma dietro allunga O’Connor con Swift e Battaglin che ha già corso su queste strade vincendo nel 2008 la coppa città di San Daniele. Questa cittadina infatti ha un importante cultura ciclistica che viene rappresentata al meglio dai corridori di rilievo che ogni anno partecipano alla gara.
Arrivano nel finale i due fuggitivi con un vantaggio sufficiente per la vittoria, O’Connor, favorito sulla carta, parte lungo ma viene saltato dallo sloveno che trionfa a braccia alzate, dopo 229 km firmando il primo arrivo del Giro d’Italia a San Daniele del Friuli.
Giornata positiva per la maglia rosa che anticipando i rivali riesce a guadagnare qualche secondo in classifica generale.
I tifosi hanno incoraggiato tutti gli eroi del giro, vincitori e sconfitti, campioni e gregari, ma soprattutto Fabbro e Cimolai che su queste strade hanno dato i primi colpi di pedale.

Driussi Federico Vasco
ISIS Manzini (San Daniele del Friuli)

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