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Cosa ci aspetta nella seconda settimana

18/05/2021

Giro d'Italia la seconda settimana

Se la prima settimana è sempre un’incognita, la seconda, mette nero su bianco le gerarchie di corsa

Se la prima settimana è sempre un’incognita, in cui si cerca di rimanere fuori dai guai e cogliere qualche segnale sulla condizione degli avversari, la seconda, di solito, mette nero su bianco le gerarchie di corsa. A maggior ragione quest’anno, con una seconda settimana di Giro d’Italia 2021 non adatta ai deboli di cuore. Dall’Umbria si risalirà verso la Toscana, la Romagna, il Veneto e il Friuli Venezia Giulia, con addirittura uno sconfinamento in Slovenia, e nel mezzo ci sarà di tutto: polvere e sterrato, passi appenninici, città d’arte, strappi, distese di sabbia e Dolomiti. Il mix perfetto per divertirsi, vedere grandi battaglie e ammirare allo stesso tempo diversi volti del Bel Paese.

Ricaricate le batterie nel giorno di riposo, si riparte con l’attesissima Perugia-Montalcino (162 km) con 2500 mt di dislivello e 35 km di sterrato negli ultimi 70 di gara

Se la Strade Bianche ci ha insegnato qualcosa, è che quando i corridori si trovano ad affrontare queste bellissime strade toscane lo spettacolo è assicurato, così come la polvere che dovranno togliersi di dosso a fine tappa. Non solo, perché la tappa strizza l’occhio a qualsiasi tipo di corridore, dagli uomini di classifica ai cacciatori di classiche, passando per i fuggitivi che già hanno avuto giornate di gloria in questo Giro. E attenzione alle condizioni meteorologiche…

Attenzione anche alla Siena-Bagno di Romagna (212 km), non solo per la lunghezza ma anche perché non ci sarà un metro di pianura, con un continuo su e giù per l’Appennino tosco-emiliano, anticipato dal suggestivo passaggio nella valle del Chianti e Firenze. Tre passi appenninici, abbastanza pedalabili, da affrontare negli ultimi 80 km, con le corrispettive insidiose discese: una frazione ideale per le imboscate.

Il giorno dopo si rinnova l’entusiasmante lotta per la Maglia Ciclamino, con la Ravenna-Verona (198 km), la cui altimetria assomiglia molto a una tavola da biliardo

Nessuna asperità e salvo sorprese sarà volata a pochissimi metri da Piazza Bra e la splendida Arena di Verona, teatro del gran finale del Giro 2019. Una delle ultime chances per gli sprinter di lasciare il segno sulla Corsa Rosa.

Poi sarà la giornata del mostro: lo Zoncolan. Rispetto al solito verrà approcciato dal versante di Sutrio, ma la sostanza non cambia e i corridori arriveranno al traguardo uno alla volta; questo è poco ma sicuro. Si partirà da Cittadella (205 km totali) ma la frazione sarà una lunga attesa di 190 km prima di trovarsi di fronte le pendenze del mostro – 14,1 km all’8,5% – che oltre a riempire di acido lattico le gambe degli atleti, regalerà al pubblico uno spettacolo indescrivibile.

Dai 1730 mt dello Zoncolan si passerà poi alla spiaggia di Grado, per una tappa breve (147 km) ma intensa con finale a Gorizia.

La particolarità della frazione sarà il circuito transfrontaliero tra Italia e Slovenia con tre passaggi sull’impegnativo strappo di Gornje Cerovo (1,7 km all’8,5%) che non lasceranno certo tranquilli gli uomini di classifica. Attenzione anche agli attacchi da lontano, perché la conformazione del percorso sorride molto ai coraggiosi.

Prima del secondo giorno di riposo, però, c’è l’ultima, bestiale, fatica. Arriva infatti il tappone dolomitico, quella che dai più è indicata come la frazione regina di questa edizione della Corsa Rosa. 212 km che inevitabilmente indirizzeranno il Giro d’Italia; basti pensare che negli ultimi 100 km si resterà costantemente sopra i 1400 mt, con tanto di scalate al Passo Fedaia (2057 mt), Passo Pordoi (2239 mt, Cima Coppi) e Passo Giau (2233 mt, 9,9 km al 9,3%), prima della picchiata verso Cortina d’Ampezzo. I metri di dislivello da affrontare, in totale, saranno 5500. Non c’è altro da aggiungere.

Egan Bernal avrà tanto spazio per consolidare la sua Maglia Rosa, ma ne avrà anche tanto per essere attaccato. I primi 13 in classifica generale sono racchiusi in meno di 1’30”, l’equilibrio è precario e basta poco per accendere una miccia che potrebbe scatenare i fuochi d’artificio di questo Giro d’Italia 2021.

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