La tappa più simmetrica del Giro d’Italia finisce con tre ruote parallele sulla linea del traguardo.
Quella di Davide Ballerini, invero leggermente scostata, e quelle di Arnaud Démare e Peter Sagan, appaiate come praticassero con mestiere consumato un nuovo sport, il ciclismo sincronizzato.
Il fotofinish rimane per diversi minuti nelle mani dei giudici e dei cronometristi come fosse la stele di Rosetta; viene analizzato, interpretato e infine decodificato: dice che ha vinto l’uomo in tricolore francese, Démare.
Di quanto, millimetri o millesimi di secondo, ancora non si sa, ma viene da pensare che se solo il copertone di Sagan fosse stato un po’ più gonfio, avrebbe vinto lui.
Lo slovacco si consola con la Maglia Ciclamino, che cercherà di portare fino a Milano.
Prima che i due capitani vincessero l’oro mondiale di ciclismo sincronizzato, anche le loro squadre si sono trovate a lavorare simmetricamente.
Fernando Gaviria si era staccato assieme ad Elia Viviani salendo all’unico Gpm di giornata, Portella Mandrazzi, posto esattamente a metà percorso.
Poi Viviani era rientrato, approfittando della discesa, Gaviria no.