La Modena-Cattolica è un rettilineo piatto di 177 km che scorre nella terra dei motori.
La corsa procede innestando e scalando marce, a seconda dei momenti.
Partono subito in quarta Tagliani (Androni-Giocattoli) e Marengo (Bardiani-CSF), che scattano al primo metro e prendono vantaggio.
Dopo 10 km hanno 2’ di vantaggio, dopo 30 km 4’, dopo 50 arrivano a 5’20’’.
Il gruppo, dopo l’acqua e le fatiche di ieri, preferisce procedere in seconda.
Nei pressi del Traguardo Volante di Imola, posto al km 70, però il plotone sente il profumo di velocità provenire dall’autodromo e le marce salgono: terza, quarta e quinta in un colpo solo, e il vantaggio dei due di testa crolla: transitano al TV buono per i punti della Maglia Ciclamino con solo 8’’ di margine, e subito dopo vengono riassorbiti.
A questo punto le marce scalano di nuovo, il gruppo procede compatto ma non si sa bene il da farsi; mancano oltre 100 km a Cattolica, troppo presto perché le squadre dei velocisti tengano chiusa la corsa, troppo tardi (forse) perché parta una nuova fuga.
E quando nel gruppo c’è incertezza sale anche il nervosismo, quindi nuova accelerata generale, 30 km corsi ad oltre 50 all’ora finché, approfittando di un raro momento di calma, ripartono in due: Pellaud (di nuovo Androni-Giocattoli) e Gabburo (di nuovo Bardiani-CSF).
Ora dietro si rilassano, abbassano i giri del motore e procedono compatti, tenendo la coppia sempre attorno al minuto, secondo più secondo meno.
Si è detto che la Modena-Cattolica è un rettilineo piatto, ma nell’ultima parte invero la drittezza del percorso si sfrangia un po’ con diverse curve e cambi di direzione che, di nuovo, fanno salire il nervosismo e, con lui, di nuovo, la velocità.
Ai – 25 km i due di testa hanno 25’’ di vantaggio, dietro di loro tutte le squadre vogliono tenere davanti i capitani, c’è gran bagarre dalla quale però riesce ad evadere con un bello scatto Gougeard, che in breve si porta su Pellaud e Gabburo.
I tre fuggitivi viaggiano con una decina di secondi di vantaggio, il gruppo ora è allungatissmo, dopo la quarta ha innestato la sesta, e si tiene in scia.
Chi decelera troppo bruscamente, però, quando mancano 15 km a Cattolica è Sivakov, il vice-capitano della Ineos, che finisce a terra, si rialza dolorante e riparte, ma arriverà staccato di diversi minuti.
11’’ di vantaggio per i tre ai -10 km, 9’’ ai -8 km, ancora 13’’ ai – 5 km.
4 km al traguardo.
Tutti i treni dei velocisti sono formati, dopo la sesta si sta per ingranare la settima per la volata quando Dombrowski, il vincitore di ieri, cade su uno spartitraffico e travolge Landa, che ieri era sembrato il più brillante in salita.
Dombrowski riparte; Landa, purtroppo, no.
Il Giro perde così uno dei suoi grandi protagonisti, venuto qui con una squadra di altissimo livello per dare la caccia alla Maglia Rosa.
I fuggitivi vengono ripresi quando mancano 3000 metri all’arrivo, in testa si mette decisa la Lotto-Soudal per Ewan seguita dalla Bora-Hansgrohe per Sagan.