Nella tappa di Montalcino ha attaccato sul Passo del lume spento, ha raggiunto Buchmann partito in precedenza e l’ha staccato in volata.
Sullo Zoncolan è stato l’unico a rispondere immediatamente all’allungo di Yates, è rimasto un po’ a ruota e poi nel tratto più duro è scappato via fino a raggiungere e superare Mollema e Bennett, che all’inizio della salita avevano 6’20” di vantaggio.
Ieri sulle Dolomiti è partito a 6 chilometri dalla cima del Giau, nessuno è riuscito a seguirlo e così ha vinto, anzi trionfato, sotto il traguardo di Cortina – sbandierando al mondo tutta la lucentezza della sua Maglia Rosa.
Ma quello che stupisce ancora più della sua forza è la precisione dei suoi movimenti, l’attenzione alle dinamiche di corsa, la costante esattezza della sua posizione in gruppo.
Sul primo sterrato di Montalcino il gruppo si è spezzato sotto le tirate di Ganna, l’Astana e la Deceuninck-Quick Step si sono fatte sorprendere e hanno dovuto dannarsi l’anima per ricucire.
Non Bernal che era lì davanti, in seconda posizione.
Nella tappa dello Zoncolan l’Astana ha attaccato lungo la discesa bagnata di Monte Rest, si è formato un gruppetto di sette corridori che ha costretto la EF e la Deceuninck-Quick Step a spendere gregari e energie per rientrare.
Non Bernal, che era dentro quel gruppetto.
Adesso il suo più accreditato sfidante è Damiano Caruso, secondo in classifica con 2’24” di ritardo.
Gli ultimi sei giorni hanno detto che la Maglia Rosa ora come ora sembra imbattibile, è vero.
Ma domani inizia la terza settimana, l’ultima, quella che sempre decide il Giro d’Italia, con in programma ancora tre arrivi in salita.
Si entra in un territorio per molti sconosciuto, una specie di altitudine dove le forze possono improvvisamente scomparire, come altrettanto magicamente moltiplicarsi.